La prima festa dell’anno liturgico della parrocchia scillese è la festa di San Giuseppe. Come molti non sanno la devozione verso la Santa Vergine, o verso i Santi nasce o da eventi particolari come apparizioni, prodigi, ecc, o da devozioni personali nati da esperienze di fede dove la Santa Trinità si manifesta attraverso un Santo particolare. In questo caso il Santo è del tutto particolare perché è San Giuseppe, colui che è stato chiamato a fare da padre a Gesù, ed essere Custode della Santa Famiglia. Questa devozione si deve a Don Giuseppe Bova prete di Scilla, il quale aveva una profonda Fede nel Santo Patriarca che lo portò ad innalzare un altare in suo onore, nell’antica chiesa della SS Annunziata a Chianalea, chiesa del convento dei padri Crociferi, e stabilì che alla sua morte egli fosse sepolto accanto all’altare di San Giuseppe e così avvenne nel 1783.
Nel 1750 anno Santo due fratelli Giacomo e Nunzio Matrà, insieme alla loro ciurma vivevano un periodo di difficoltà dato che da molto tempo non riuscivano ad avere un buon pescato, sicuri di essere ascoltati innalzarono preghiere a San Giuseppe affinchè li aiutasse in questa difficoltà. Il Santo Patriarca ascoltò le preghiere dei suoi devoti e gli stessi fecero una pesca così fruttuosa che decisero di fare una statua da portare in processione, quest’incarico fù dato al Canonico Ingegneri..
così ebbe inizio nell’anno Santo 1750 la devozione popolare a San Giuseppe.Ogni anno nel mese di marzo la comunità scillese si è sempre riunita nella chiesa del Santo come in un pellegrinaggio ognuno andava a trovare San Giuseppe, a fare la novena, a stare davanti al Santissimo che durante i giorni della festa veniva esposto per l’adorazione, si in pellegrinaggio!! perché non conta la durata o la lontananza del luogo dove sorge la chiesa ma è la predisposizione dell’animo. Per molti era l’occasione per riconciliarsi sia con Dio, che con chi si era lontani, tutti insieme in un incotro corale Negli ultimi anni sono stati organizzati incontri con tutte le associazioni anche parocchiali, col fini di conoscersi, e far incontrare Cristo e la sua chiesa a tutti gli ambienti sia lavorativi che culturali che giovanili di Scilla. Oltretutto questa era un’occasione per le famiglie per ritrovarsi nel nome di San Giuseppe, incontrarsi stare insieme anche con i parenti lontani che per l’occasione ritornavano in famiglia, si creava una comunione anche con chi era lontano ma non gli era possibile ritonare ma con il pensiero e l’animo era nel suo paese. Tutto questo purtroppo non accade più, forse tutto è perduto questo non lo so, per alcuni sembrerò un nostalgico ma chi ha vissuto tutto questo, e vede la frattura che si è creata non può dire che togliere un’esperienza di fede del genere ha portato migliorie alla vita comunitaria della parrocchia, certo è che chi cerca esperienze particolari, che molte volte non fanno altro che sviare dalla retta via, queste cose sicure che hanno formato e mantenuto la fede viva per secoli sembreranno cose banali, sorpassate, non moderne, certo è che vivere l’esempio di un Santo non è facile, e di un Santo come San Giuseppe non lo è per niente…. l’invito del Santo Patriarca è di vivere la fede con mitezza d’animo, di essere compassionevoli , non cercare il proprio interesse, o gli elogi del popolo, di vivere nella riservatezza del proprio intimo il rapporto e i doni che Dio ci elargisce nella fede, di essere disposti a tutto, calunniati derisi e infangati per amore di Cristo e della Sua Chiesa
Nel 1750 anno Santo due fratelli Giacomo e Nunzio Matrà, insieme alla loro ciurma vivevano un periodo di difficoltà dato che da molto tempo non riuscivano ad avere un buon pescato, sicuri di essere ascoltati innalzarono preghiere a San Giuseppe affinchè li aiutasse in questa difficoltà. Il Santo Patriarca ascoltò le preghiere dei suoi devoti e gli stessi fecero una pesca così fruttuosa che decisero di fare una statua da portare in processione, quest’incarico fù dato al Canonico Ingegneri..
così ebbe inizio nell’anno Santo 1750 la devozione popolare a San Giuseppe.Ogni anno nel mese di marzo la comunità scillese si è sempre riunita nella chiesa del Santo come in un pellegrinaggio ognuno andava a trovare San Giuseppe, a fare la novena, a stare davanti al Santissimo che durante i giorni della festa veniva esposto per l’adorazione, si in pellegrinaggio!! perché non conta la durata o la lontananza del luogo dove sorge la chiesa ma è la predisposizione dell’animo. Per molti era l’occasione per riconciliarsi sia con Dio, che con chi si era lontani, tutti insieme in un incotro corale Negli ultimi anni sono stati organizzati incontri con tutte le associazioni anche parocchiali, col fini di conoscersi, e far incontrare Cristo e la sua chiesa a tutti gli ambienti sia lavorativi che culturali che giovanili di Scilla. Oltretutto questa era un’occasione per le famiglie per ritrovarsi nel nome di San Giuseppe, incontrarsi stare insieme anche con i parenti lontani che per l’occasione ritornavano in famiglia, si creava una comunione anche con chi era lontano ma non gli era possibile ritonare ma con il pensiero e l’animo era nel suo paese. Tutto questo purtroppo non accade più, forse tutto è perduto questo non lo so, per alcuni sembrerò un nostalgico ma chi ha vissuto tutto questo, e vede la frattura che si è creata non può dire che togliere un’esperienza di fede del genere ha portato migliorie alla vita comunitaria della parrocchia, certo è che chi cerca esperienze particolari, che molte volte non fanno altro che sviare dalla retta via, queste cose sicure che hanno formato e mantenuto la fede viva per secoli sembreranno cose banali, sorpassate, non moderne, certo è che vivere l’esempio di un Santo non è facile, e di un Santo come San Giuseppe non lo è per niente…. l’invito del Santo Patriarca è di vivere la fede con mitezza d’animo, di essere compassionevoli , non cercare il proprio interesse, o gli elogi del popolo, di vivere nella riservatezza del proprio intimo il rapporto e i doni che Dio ci elargisce nella fede, di essere disposti a tutto, calunniati derisi e infangati per amore di Cristo e della Sua Chiesa
Costantino
5 commenti:
Tante tradizioni e di conseguenza tante consegne a voi giovani purtroppo ci è stato impedito di tramandare.Ecco perchè tanti valori cristiani stanno abbandonando il cuore degli scillesi.Carissimi ragazzi tenete duro e soprattutto tenete ben salda la vostra fede.Continuate anche da soli a seguire CRISTO.Non dimenticate la via MAESTRA.Coraggio ragazzi la strada che state percorrendo non è quella di satana ma quella che vi conduce a DIO.SAN GIUSEPPE,SAN ROCCO,SAN FRANCESCO E TUTTI I NOSTRI SANTI che fanno da cornice assieme alla BEATA VERGINE MARIA al BUON GESù ci daranno il coraggio di continuare a sperare per un domani migliore.
Guardare questo video di SAN GIUSEPPE mi commuove e mi porta indietro nel tempo. Le nostre piccole feste di quartiere erano prettamente religiose, vissute con umiltà e semplicità precedute da NOVENE E TRIDUI davanti a GESù EUCARESTIA.Qualcuno ha tagliato le gambe alle nostre tradizioni,non facendo vivere ai nostri figli questi legami veri ed autentici con i nostri Santi e con il BUN GESU'.Ma chiedere di coprire il capo in chiesa è qualcosa di moderno o appartiene al passatò?Chi ha orecchie intenda.
Guardare questo video di SAN GIUSEPPE mi commuove e mi porta indietro nel tempo. Le nostre piccole feste di quartiere erano prettamente religiose, vissute con umiltà e semplicità precedute da NOVENE E TRIDUI davanti a GESù EUCARESTIA.Qualcuno ha tagliato le gambe alle nostre tradizioni,non facendo vivere ai nostri figli questi legami veri ed autentici con i nostri Santi e con il BUN GESU'.Ma chiedere di coprire il capo in chiesa è qualcosa di moderno o appartiene al passatò?Chi ha orecchie intenda.
Sinceri complimenti, caro Costantino, per il tuo articolo. Sapevo, ovviamente, cos'era la Festa di San Giuseppe e come si era andata configurando e arricchendo - con un crescente contenuto di fede, speranza e carità espresso in liturgie sobrie e significative, atti di beneficenza nonchè momenti di riunione e di gioia popolare - nel corso degli ultimi 20 anni. Eppure, e lo confesso con un pizzico d'imbarazzo, pur avendo sentito o letto qualcosa di tanto in tanto, non conoscevo i particolari relativi alle lontane - ma sempre attuali - origini di questo culto benedetto. Merito tuo di aver colmato questa lacuna e di aver posto le premesse, se i documenti che troveremo ce lo consentiranno, per un ulteriore approfondimento del tema. Quanto al montaggio, devo dire che è veramente ricco di suggestione e carico di sensazioni che ci riconciliano con la nostra storia e ci rassicurano sulla sostanziale sanità - pur con tutti i limiti e difetti - del nostro modo di condurre la vita comunitaria attraverso i secoli e i decenni passati, base per una condotta "Cristo-versa" anche delle nostre vite individuali. Devo dire di approvare - nella sostanza - i due commenti che precedono, anche se colgo l'occasione per invitare chiunque inizierà o continuerà a lasciare dei commenti ad apporre in calce il proprio nome e cognome, quelli con i quali siamo conosciuti e che ci rendono persone pur nell'appartenenza ad una comunità. Viviamo in uno Stato liberal-democratico, personalista e pluralista ed anche questo, io credo, è un frutto indiretto dell'amore per gli essere umani da parte di Dio che - anche nei momenti più cupi della storia - non ha rinunciato ad ascoltare le grida di dolore dei suoi figli: non c'è alcun motivo, quindi, salvo quando si intenda offendere deliberatamente la dignità delle altre persone o di talune istituzioni (cosa, fin qui, mai avvenuta su questo sito), per temere di dichiarare la propria identità. Sia lodato Gesù Cristo! Viva San Giuseppe! Viva Scilla! Giovanni Panuccio
è peccato non poter piu vivere questi momenti, non solo per me che sono molto appassionato alle processioni e al piacere che provo nel portare le statue per le vie del paese agli occhi di coloro che soffrono, ma è una perdita che ci svouta un po tutti. durante le molte processioni a cui ho partecipato ho sempre ricevuto emozioni forti, soprattutto dalle persone che al passaggio del santo o della madonna scoppiano in lacrime esternando la propria sofferenza e devozione. sono queste le cose di cui ha bisogno la chisa e non di battiti di mani e falsi sorrisi... cmq sono molto felice della nascita di questo blog che sono sicuro rappresenta il pensiero di molti (compreso il mio) ma che solo voi avete avuto il coraggio di esternare. spero il prossimo anno si ripristini questa tradizione perchè se nda ncazzamu nu Peppi a Scilla finisci mali.
forza ragazzi non mollate
Posta un commento