Come è nato il blog "scillachiese"?

Questo blog nasce dalla fede e devozione che,
questo piccolo gruppo di ragazzi,
ha verso le proprie chiese
e ciò che rappresentano.

08 febbraio 2009

“ UNA CHIESA IMMAGINARIA MA NON TROPPO…”


Essendo amante dell’arte e innamorato della mia terra e di tutto ciò che di bello esprime, spesso mi soffermo ad osservare, in tutti i più piccoli particolari, quelle espressioni d’arte che compongono quasi per intero il patrimonio scillese. Vale a dire: le nostre chiese! In una ipotetica scala gerarchica basata sulla bellezza, il primo posto toccherebbe di diritto alla chiesa dello Spirito Santo, il secondo a quella di San Rocco e così via. Ma, in realtà, giocando di fantasia, ci si rende conto che ciascuna delle nostre sette chiese possiede almeno un’opera che si distingue per armonia e bellezza da quelle delle altre sei. Fregiandomi indegnamente del titolo di "architetto", disegnerò un edificio sacro composto da opere custodite in tutte le nostre chiese. Partendo dalla zona absidale, bisogna collocare un Altare Maggiore: quale se non quello della chiesa dello Spirito Santo?! Questo gioiello dell’arte tardo-barocca è composto da oltre dieci varietà di marmi. Al centro, incastonata tra quattro colonne dal fusto rosa e dai capitelli corinzi in marmo bianco di Carrara, si trova la tela “La discesa dello Spirito Santo”, realizzata da Francesco Celebrano, pittore di corte dei Borbone, nel 1799, all’età di 70 anni, e quindi in piena maturità artistica. Dopo le innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano II, le chiese devono essere dotate della Mensa Eucaristica, e penso proprio che andrebbe collocata quella della chiesa Matrice. Questa (vero tesoro della tarsia marmorea) è composta da tre pannelli in marmi policromi appartenenti all’antico convento dei padri Osservanti, della cui esistenza testimonia il nome della via Orto Monaci dov’era collocato, come ricorda il pannello di destra dove, attraverso un gioco di marmi, è raffigurato lo stemma dei padri Francescani, ossia due braccia incrociate con sullo sfondo una Croce e da uno, quello posteriore, in marmo giallo con striature nere, con al centro lo stemma Mariano della A sovrapposta alla M (Ave Maria) in alto rilievo. Affianco all’Altare, andrebbe collocato il Crocifisso e chi scrive ci metterebbe sicuramente quello custodito nella chiesa di Porto Salvo. Questa è un’opera settecentesca e colpisce per l’esecuzione anatomica perfetta. I muscoli sono contratti e in tensione, le mani chiuse e i piedi quasi contorti. Il Cristo ha per aureola un tondo argenteo sbalzato e cesellato con motivi floreali. Ovviamente bisogna provvedere alla cattedra del celebrante. La migliore, fra quelle mobili, è senza dubbio quella custodita nella chiesa del Carmine. In legno intagliato e dorato (in realtà a causa di uno pseudorestauro è stata ridipinta con la vernice ad oro), presenta lo stemma del Rosario (SS RR), chiesa-confraternita alla quale apparteneva. I piedi anteriori sono a forma di zampa di leone (motivo molto utilizzato in arte sacra, perché simbolo della forza) e, tutt’intorno, il legno è intagliato seguendo motivi geometrici e floreali. La chiesa dovrebbe possedere una cappella per custodire il Ss. Sacramento che, secondo i miei gusti, dovrebbe possedere come decorazione la pala centrale della chiesa di San Giovanni. Quest’opera è l’unica a Scilla che sia composta utilizzando due tecniche diverse: quella pittorica e quella scultorea. Al centro è collocato un Crocifisso ligneo a tutto tondo che, a differenza di quello custodito nella chiesa di Porto Salvo, colpisce per l’espressività del volto e per il corpo che, completamente lacerato, rende l’idea della scena straziante che si stava vivendo. Ai lati, vi sono due pannelli dipinti raffiguranti San Giovanni Evangelista, Maria Addolorata e Maria Maddalena. L’opera dovrebbe essere stata realizzata da due artisti diversi o dallo stesso. In questo secondo caso, però, l’artista non doveva essere altrettanto abile in entrambi gli stili. Completato l’interno, andrebbe realizzata la facciata. Come portale, metterei quello che separa l’avancorpo dalla chiesa di San Giuseppe. Quest’opera, del XVIII secolo, è in una originalissima pietra tufacea, il cui colore insolitamente bianco avvicina quasi questo materiale al marmo. Presenta due colonne tortili, intrecciate da fusti erbacei, con capitelli corinzi e, ai lati, due angeli che indicano l’ingresso. Infine il portone. Senz’ombra di dubbio andrebbe collocato il portone ligneo della chiesa di San Rocco! Opera del 1885, realizzata dall’artista scillese Rocco Focà, è forse la massima espressione dell’arte dell’intaglio nella nostra zona. A dire il vero, più che di portone intagliato, si dovrebbe parlare di portone scolpito, talmente fine e precisa è la sua esecuzione.
Ho voluto giocare di fantasia, immaginando di realizzare questa ipotetica chiesa, per fare capire che a Scilla tutte le chiese - anche quelle che, dal punto di vista artistico, consideriamo secondarie e periferiche – racchiudono, in realtà, dei veri e propri gioielli dell’arte. Un’arte che solo in apparenza è opera dell’uomo, discendendo, invece, direttamente da Dio, “il Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili”!


Rocco Panuccio






01 febbraio 2009

“I FEBBRAIO 1970 - I FEBBRAIO 2009”






Oggi ricorre il trentanovesimo anniversario della dedicazione della chiesa Matrice, la nostra chiesa parrocchiale. La chiesa Matrice, danneggiata pesantemente dal terremoto del 1908, ma ancora risplendente di bellezza (a tal proposito, il canonico Domenico Bellantoni, arciprete scillese, descriveva così il nostro tempio parrocchiale: “non ve ne era un’altra in tutta la diocesi, compresa la stessa Cattedrale, che potesse starle in fronte”) venne –scelta per nulla condivisibile- rasa al suolo e ricostruita ex novo. La novella chiesa colpì subito per la sua grandezza, ma non di certo per le decorazioni, del tutto inesistenti. La chiesa così come oggi possiamo ammirarla è il frutto dei lavori di abbellimento compiuti tra il 1997 e il 2002 ad opera dell’allora arciprete Don Mimmo Marturano che, fra le altre cose, fece ricollocare all’interno della chiesa la meravigliosa statua marmorea cinquecentesca, che ritrae la Vergine Immacolata. La chiesa fu ricostruita per volere di Monsignor Santo Bergamo che, già vescovo della diocesi di Oppido-Palmi, la consacrò il I febbraio 1970, alla presenza delle autorità civili e militari e di una grande folla di popolo gioioso per il grande evento.


Riporto qui di seguito l’epigrafe scritta in occasione della posa della prima pietra:
"SULLA RUPE TESTIMONE DI
PLURIMILLENARI MITI LEGGENDE E STORIA CHE VIDE VELEGGIARE ULISSE E DANZARE SIRENE
IL 14 GIUGNO
DELL 'ANNO MARIANO 1958
S.E. MONS. GIOVANNI FERRO
AUTORITÀ’ E POPOLI PLAUDENTI BENEDICE LA PRIMA PIETRA
DELLA CHIESA CHE PER LA
QUARTA VOLTA RISORGE
A STENDERE TRA I DUE
INCANTEVOLI AZZURRI
DEL MARE E DEL CIELO
IL CELESTIALE
AZZURRO DI UN MANTO
CHE AI SOGNI DELL 'ANIMA
SI FACCIA VELA
VERSO L'INFINITO".


Rocco Panuccio