Oggi inizia il Triduo Pasquale, questa sera sarà celebrata l’istituzione dell’Eucaristia. Questo da sempre è stato un appuntamento importante per la nostra parrocchia, da tempo immemorabile venivano scelti 12 pescatori per rappresentare gli Apostoli, perché Cristo prima d’istituire l’Eucarestia si fa servo, si abbassa a terra per lavare i piedi a coloro che da lì a poco manderà a convertire il mondo, affinché gli apostoli e chi sarebbe stato chiamato dopo di loro anche chi sta a capo, capisse che il primo compito è quello di servire non di essere servito, per questo il Papa e definito servo dei servi. Domani sarà il giorno della morte di Gesù verrà celebrata la Passione e
Morte, anticamente rievocata con le "Varette", Sabato sarà il giorno del silenzio, che avrà fine la notte della Resurrezione.
Antica Chiesa dell'Addolorata e Calvario detto "i Cruci" entrambi a punta "Pascì"
L'ANTICA E COMMOVENTE TRADIZIONE DELLE VERETTE
Una delle più belle e commoventi tradizioni legate alla Settimana Santa
a Scilla era costituita dalla processione delle cosiddette
Varette , ossia delle opere scultoree raffiguranti i Misteri Dolorosi del Santo Rosario. La processione aveva inizio alle primissime ore del pomeriggio del Venerdì Santo, iniziando il suo percorso dalla chiesa di san Rocco e proseguendo per i vicoli di
Chianalea, per Marina Grande (i più anziani raccontano che quando ancora non esisteva il lungomare la processione si snodava per le viuzze del rione Spirito Santo che per la loro strettezza consentivano il passaggio della statua raffigurante Cristo in Croce, solo se sprovvista di stanghe e trasportata di traverso), arrivando sino a Punta
Pacì, luogo rappresentante il Monte Calvario dove, fino a non molti anni fa, esistevano tre Croci ,quella del Cristo al centro, e quelle dei due ladroni ai lati. In questo luogo, l’Arciprete provvedeva a recitare preghiere
devozionali e tradizionali, per poi riprendere il cammino di ritorno verso piazza san Rocco. La processione si apriva con un crocifisso portato a cambio da due persone (erano suocero e genero) che indossavano un camice bianco ed una mantellina di colore viola. Seguivano le statue in base all’ordine in cui i Misteri Dolorosi vengono recitati. L’Arciprete
procedeva davanti la statua della Madonna Addolorata, dietro alla quale vi erano i gruppi parrocchiali femminili, come l’Azione Cattolica o le figlie di Maria, bellissima associazione quest’ultima, purtroppo non più esistente, dove le donne indossavano una gonna nera ed una camicetta bianca, portando a turno la bandiera italiana e lo stendardo, vessillo dell’associazione.
Dietro la statua del Cristo morto, invece, procedevano gli uomini. La processione era accompagnata dalla banda musicale, che alternava l’esecuzione di brani davvero struggenti, al canto delle donne rivolte al Cristo agonizzante e a Maria Addolorata. Quando, ormai al crepuscolo, la processione percorreva la strada del ritorno, tutto il costone che da punta
Pacì arriva fino a
Monacena era illuminato a giorno dai numerosi focolai di fasci di erba secca, realizzati proprio per questa occasione. Ma, a detta delle persone che hanno vissuto questi momenti, il più commovente era quando, a tarda sera, la processione faceva il giro di piazza san Rocco prima di fare ritorno in chiesa. Era difficile trattenere la commozione alla vista di Maria e al
suono lento e dolce della banda e c’è da crederci visto che a distanza di molti anni, quando si rievocano questi momenti, a chi li ha vissuti in prima persona si riempiono gli occhi di lacrime per l’emozione. L’origine di questa tradizione è incerta, ma sicuramente antichissima. Inizialmente ad ogni chiesa corrispondeva una statua, come ad esempio il Cristo morto, che apparteneva alla chiesa di Spirito Santo, o il Cristo crocifisso alla quella di Porto Salvo.
Nel corso degli anni sono state sostituite più volte le statue e delle più antiche rimangono solo alcune teste o frammenti di esse. Delle statue complete, le più antiche sono la Madonna Addolorata, che indossa abiti in stoffa,Cristo crocifisso, Cristo deposto, Cristo flagellato alla colonna e Cristo deriso incoronato di spine e di scettro (canna). A queste, intorno alla metà degli anni ’50, si sono aggiunte: Cristo nell’orto degli ulivi, Cristo mentre porta la Croce e Cristo incoronato di spine e vestito di porpora.
E’naturale comprendere l’importanza affettiva e artistica che queste opere ricoprono, purtroppo però anch’esse stanno subendo la “furia iconoclasta”di questi ultimi anni.Infatti,la statua di Cristo nell’orto degli ulivi e quelle di Cristo che trasporta la Croce e di Cristo incoronato di spine e vestito di porpora,sono depositate nell’avancorpo della chiesa di san Giuseppe, in attesa che l’umidità e la polvere facciano il loro dovere, mentre - per quanto riguarda il Cristo flagellato alla colonna - una finestra lasciata aperta incautamente nei matronei della chiesa Matrice, a causa del forte vento gli è sbattuta addosso troncandogli le braccia: cosa che ha provocato purtroppo l’ilarità dei responsabili della tutela del patrimonio artistico parrocchiale. Solo il Cristo in Croce e il Cristo deposto sono stati restaurati ad opera di Don Mimmo Maturano e collocate nell’ormai stravolta cappella delle confessioni. Il mio intento - nello scrivere queste righe - è sia quello di far ricordare, a chi li ha vissuti, e rivivere, sia pur con l’immaginazione, a chi come me non ne ha avuto la possibilità per la giovane età, momenti bellissimi ed importanti del nostro passato; sia quello di svegliare le coscienze per cercare di invertire la tendenza distruttrice che sta investendo le nostre opere e la nostra storia!
Rocco Panuccio