Come è nato il blog "scillachiese"?

Questo blog nasce dalla fede e devozione che,
questo piccolo gruppo di ragazzi,
ha verso le proprie chiese
e ciò che rappresentano.

31 agosto 2008

FESTA DI SANTA MARIA DI PORTOSALVO




Finalmente è arrivata l'ultima domenica di agosto, giorno dedicato nella tradizione della Parrocchia di Scilla a Santa Maria di Porto Salvo, titolare dell'omonima chiesa sita in Chianalea e protettrice da secoli dei pescatori scillesi e anche - dalla sua fondazione nel novembre del 2007 - del nostro blog.
Questa festa veniva sempre celebrata, infatti - come attesta lo statuto della confraternita di Portosalvo - l'ultima domenica di agosto, preceduta da novena e conclusa con Santa Messa Solenne e processione.
Per motivi che ignoriamo, per decenni questa solennità non è stata osservata, ma mai sono venuti meno l'attacamento e la devozione verso la chiesa di Portosalvo. Non solo dagli abitanti del quartiere, ma dagli scillesi tutti, dai favazzinesi che - in un certo senso - hanno così preceduto di parecchi decenni l'unione formale della loro Parrocchia a quella arcipretale, e altri ancora che non sono mancati mai alle diverse feste celebrate in questa chiesa, contribuendo alla spese di mantenimento e restauro della stessa.
Negli anni '80, a cura della signora Ninuccia Pippia e del compianto marito Franco Martello, la chiesa ebbe un nuovo slancio. Si moltiplicarono le iniziative di preghiera e formazione, sia per ragazzi sia per adulti, assiduamente partecipate da persone di tutti i rioni di Scilla.
Il 25 agosto del 1996, riconoscendo la fondatezza e la sincerità della richiesta di numerosi fedeli, Don Mimmo Marturano celebrò dopo molti anni la Solennità della B. V. di Portosalvo in una chiesa stracolma! Di persone, ma soprattutto della loro incontenibile commozione data dalla gioia di poter dopo così tanto tempo festeggiare Colei che ci indica la strada per approdare al Porto Sicuro che è Cristo.
Due anni dopo, la festa si è arricchita della traslazione di pochi metri della venerata statua che culminava nello scalo di alaggio dove si pregava per la Gente di Mare - civile e militare - perita in naufragi o durante il lavoro. S'invocava l'intercessione della Vergine affinché la Bendizione di Dio scendesse sulle acque e le rendesse sicure e ricche di pescato. A questo punto il trionfale rientro dell'effigie in chiesa e la preghiera conclusiva saguita dalla solenne benedizione.
La Festa di Portosalvo era un po' diversa delle altre feste scillesi. Fin dall'inizio si sono applicate le regole che negli anni successivi sono diventate obbligatorie per tutte le altre feste come il divieto della raccolta di offerte in denaro durante la processione. Don Mimmo, inoltre, acconsentì alla piccola festa esterna alla chiesa a condizione che non avrebbe avuto luogo la raccolta di offerte "porta a porta" prima della festa stessa. La festa doveva essere un motivo per incontrarsi, per creare COMUNIONE. Tutti si dovevano interessare alla festa, ognuno secondo le proprie possibilità e capacità. Così è stato e in poco tempo sono nate molte iniziative che avevano il fine di far stare insieme le persone e raccogliere fondi per il restauro della chiesa.
Dopo il primo anno anche la Banda "Città di Scilla" offrì la sua collaborazione in cambio di compensi poco più che simbolici (piccola cena frugale).
Fra le molte iniziative, ricordo l'offerta da parte di diverse donne delle loro opere di ricamo realizzate durante l'anno e messe in premio della lotteria annuale realizzata per scopi benefici. Il sorteggio era gestito dai bambini. L'ultimo anno i pescatori hanno offerto un'Agape, col pesce pescato da loro. Il tutto era sempre preceduto da un incontro di catechesi svoltosi in chiesa, che faceva parte degli altri incontri che si effettuavano durante le altre feste, nei quali venivano invitati sia i singoli che le associazioni tutte del paese.
Purtroppo i cambiamenti di "gestione" molte volte creano scompiglio. E' il caso di Scilla. Tutto è stato stravolto, ma la "sorte" peggiore è toccata - oltre che alla chiesa di San Giovanni Battista - alla chiesa di Portosalvo e di conseguenza alla festa della Beata Vergine.
Tutto è stato cancellato, annullato. Le memorie liturgiche dei Santi - soltanto a Porto Salvo: i Medici e Martiri Cosma e Damiano, la Vergine e Martire Lucia e la B.V. delle Grazie - i gruppi, la possibilità di accedere in chiesa o di celebrare matrimoni. Tranne uno celebrato per la fermezza della sposa - figlia di pescatori - che in quella chiesa recepì parte della sua formazione cristiana. Si è arrivati a mettere in giro voci ingiuriose per il luogo sacro e per chi lo custodiva. Gli stessi più volte additati dall'altare. Non si fermano più le processioni sul sagrato, tra l'incredulità dei partecipanti etc.
Ma chi scrive - come tante altre persone di Scilla - è sostenuto della fede che ripone in Cristo.
Oggi molte cose sembrano insopportabili, ma forse ci stanno forgiando per proseguire in futuro ritrovandoci tutti in una sola ciurma con "IL" solo Capitano. Riponiamo fiducia nella Vergine di Portosalvo che anche durante le tempeste più tremende - Lei, Stella del mare - ci guida sempre al Porto Sicuro che è Cristo nostro UNICO Signore nell'Unita della Santissima Trinità.
Costantino Alfonzetti




26 agosto 2008

Dormizione Assunzione della B. V. Maria

Come avevamo promesso, anche se un po' in ritardo, pubblichiamo, il video della festa Bagnarese della Beata V. Maria e i dodici Apostoli, nella festa dell'Assunzione di Maria al Cielo. Vogliamo con questo video ringraziare i bagnaresi che con la loro tenacia e fermezza nella fede mantengono vive molte trazioni religiose. Così facendo, viene dato a tutti la possibilità di conoscere e vivere, momenti importanti del calendario liturgico della Chiesa Cattolica. Purtroppo la nostra Diocesi pur essendo UNA, le regole nelle parrocchie non sono uguali per tutti, accade che in alcune la vita parrocchiale arricchita dalle plurisecolari tradizioni, sono vive e piene di fermenti propositivi per tutta la comunità, in altre invece non si fa altro che annullare, sopprimere, cancellare memorie di inestimabile valore, il risultato, il DESERTO AVANZA SEMPRE DI PIÙ'.

24 agosto 2008

“CON GLI SCILLESI NEGLI STATI UNITI”

A seguito di espresso invito del Comitato Scillesi d’America per la ricostruzione della Chiesa di S. Rocco, il 29 novembre ci siamo recati in Port Chester io, l’arciprete don Mimmo Marturano e il signor sindaco dr. Caratozzolo, per partecipare ad un meeting di raccolta-fondi che si è svolto il 1° dicembre nel ristorante Alex e Hening in località Iaicester di New Rochelle.
Gratitudine e ringraziamenti sono stati espressi da me, in qualità di promotore della composizione dell’originario comitato del settembre 1973 per la raccolta dei fondi necessari alla ricostruzione della chiesa. Ho ricordato, in quella cerimonia di alto significato morale e religioso, le figure di coloro che, a distanza di 18 anni, non sono più fra noi: Varbaro Antonino, Varbaro Pasquale e Dominik Ciccone del comitato di Port Chester; Epifanio Bellantoni, Giovanni Primerano e Raimondo Anastasi del Comitato scillese, Francesco Corsaro del comitato canadese.
Un “grazie” particolare alla Signora Cacciola ved. Varbaro per la preziosa opera di continuità nella presidenza del comitato USA dopo la immatura dipartita del marito Antonino.
Ringraziamento ho anche espresso a tutti gli scillesi sparsi nel mondo, che si sono ritrovati uniti nella fede e nella devozione verso S. Rocco, manifestando la loro generosità attraverso le sostanziose offerte. Soddisfazione è stata manifestata per il raggiungimento della somma necessaria per la composizione e messa in opera del pavimento in marmo istoriato, per un ammontare complessivo di 125 milioni di lire.
E’ seguito l’intervento del sindaco Caratozzolo, il quale ha ringraziato per l’attaccamento dimostrato verso il paese natio, prima attraverso la realizzazione dell’ospedale e dopo con il contributo elargito per la ricostruzione della Chiesa di S. Rocco. Si è rallegrato per il felice inserimento di tutte le famiglie emigrate sia nel tessuto economico che nella vita democratica del paese che li ha ospitati, tanto che potrebbero essere di sprone per la maturazione democratica del loro paese d’origine.
Per questo ha auspicato che i rapporti possano ancora consolidarsi attraverso la costituzione di un comitato per gli emigrati a cui partecipino tutte le componenti sociali di Scilla e che solleciti le amministrazioni provinciali e regionali sui problemi dei nostri emigrati. In questo contesto, in occasione del 125° anniversario della fondazione di Port Chester, che cadrà il prossimo anno, si potrebbe organizzare un intervento culturale della tradizione scillese e attuare un gemellaggio tra le due città, con la partecipazione della rappresentanza del consiglio comunale.
Don Mimmo Marturano ha sottolineato che la ricostruzione della Chiesa di S. Rocco è stata una grazia, tenuto conto che tutti gli scillesi emigrati in Canada, Stati Uniti, Germania, Italia del Nord ed altre parti del mondo si sono ritrovati uniti attorno al Patrono. Ha raccomandato di mantenere l’unità per poter contare nella società pluralistica in cui sono inseriti, per custodire e trasmettere alle nuove generazioni i valori umani che non possono essere smarriti e tenere sempre vivo l’amore verso la terra natia.
Non è mancato un incontro affettuoso con i solanesi in Mont Kisco in casa del vicepresidente Currò, ove si è pure ribadita la necessità di rimanere uniti e cooperare con la comunità degli scillesi di Port Chester.
L’incontro con gli scillesi d’America è stato permeato da spirito di affettuosa ospitalità, che ha confermato ancora una volta la generosità di cuore dei nostri fratelli lontani e lo spirito di solidarietà che li lega in modo costante a Scilla ed ai suoi concittadini; particolarmente curata l’organizzazione delle varie fasi della cerimonia che è stata seguita fino alla fine dai componenti del comitato di recente costituito comprendente i nomi dei giovani: A. Bellantoni, presidente; C. Currò, vicepresidente; D. Fava, tesoriere; G. Lofaro, segretario. E dagli instancabili collaboratori P. Pirrotta, A. Varbaro, R. e P. Onorino, fratelli Famà ed altri di cui in questo momento mi sfuggono i nomi.

La permanenza in America, per quanto breve, è stata positiva e ricca di emozioni. Nelle varie visite presso le famiglie con ammalati o anziani, che più di tutti sentono il bisogno della vicinanza affettuosa di chi ricorda il paese natìo che forse non potranno più vedere, si è pure potuto fare visita al cimitero per pregare sulle tombe di concittadini colà deceduti.
Queste visite, anche se costano qualche sacrificio, sono molto utili per mantenere costanti i rapporti tra le due sponde, ma anche per consolidare le amicizie consacrate da decenni di vita e per rinsaldare l’unità in loco dei nostri emigrati, che altrimenti trovano sempre più difficoltà ad incontrarsi sia per le distanze che per gli impegni di lavoro che riempiono le loro giornate.
Per noi è stata una grande gioia poter condividere in questi giorni le loro soddisfazioni, le loro sofferenze, i loro problemi.
Francesco Como

(articolo tratto dal numero di dicembre del 1991 di “Insieme costruiamo la comunità”, mensile della comunità cristiana di Scilla dal 1983 al 2003).

20 agosto 2008

SAN ROCCO: FEDE E DEVOZIONE OLTRE OCEANO


La fede e la devozione verso il Santo di Montpellier, come sappiamo, non ha limiti né confini ed appunto per questo lo Staff di Scillachiese la vuole far conoscere a tutti.
Nell’anno 2005 mi recai in vacanza negli Stati Uniti d’America, presso dei miei parenti scillesi emigrati tantissimi anni fa, anche loro legati da una grande fede verso San Rocco. In questa occasione che venni a conoscenza della presenza di una Chiesa al Santo dedicata nei pressi di una cittadina vicino Port Chester (nota soprattutto per il grande numero di scillesi residenti).

Volli andare subito a visitarla e non nascondo che rivedere addirittura in un altro continente la figura di San Rocco fu davvero emozionante. La Chiesa era di piccole dimensioni ma ben strutturata. All’esterno vi era un piccolo ruscello artificiale sul quale spiccava la figura del Santo attraverso una statua suppongo di gesso.
Appena varcato l’ingresso era possibile notare alla mia sinistra un’ampia navata arricchita da alte vetrate colorate, la navata destra portava invece sino alla statua marmorea del Santo, portata anche in processione durante il periodo di festa. Sull’altare spiccava una frase in inglese “ this is my body + this is my blood”, questo è il mio corpo questo è il mio sangue, subito dietro proseguiva una struttura in legno che mostrava la figura del Signore in croce ed il Tabernacolo dove viene riposta l’Eucarestia.
Possiamo infine evincere che la fede verso Dio e verso i Santi arriva dappertutto e le tradizioni sicuramente contribuiscono a mantenerla viva nel corso dei secoli.
Di seguito delle foto e un piccolo video girato all’interno della Chiesa.



Eugenio



Per i nostri Amici pubblichiamo il video con le foto di Domenica 18 Agosto
Prossimamente potrà essere vissuta la processionr attraverso un nuovo video.



16 agosto 2008

Un bambino del 1990 racconta la ricostruzione della Chiesa di San Rocco

Con questo articolo in ricordo dell'apertura della chiesa di San Rocco iniziamo anche noi i festeggiamenti in onore del nostro Patrono con foto e video dei due giorni più belli dell'anno. Buon Onomastico a tutti i Rocco e le Rocca del mondo! Buona Festa a tutti!


Oh! Come ricordo vivamente gli anni attorno al 1990!
Ero bambino. Per me, la Chiesa di San Rocco era sempre stata un cantiere aperto. Non l'avevo mai vista aperta al culto. Eppure, posso dire di aver respirato a pieni polmoni, fin dalla più tenera infanzia, l'atmosfera raccontataci da Francesco Como, in questo bell'articolo di diciotto anni fa. Oltre a Como stesso, posso dire di conoscere o aver conosciuto solo una parte delle persone da lui citate. "Don" Raimondo Anastasi che ancora ricordo con affetto quando simulava scherzosamente di aggredirmi con la sua stampella. E poi, naturalmente, Francesco Martello, che morirà prematuramente appena tre anni dopo, vero esempio, per me giovinetto, di fede nutrita di solide letture teologiche, filosofiche e storiche e di attaccamento totalmente disinteressato al bene della comunità parrocchiale e civile.
Per non parlare di don Mimmo Marturano, il cardetese dimostratosi nei fatti e con le parole "il primo degli scillesi", vero "deus ex machina" della svolta di metà anni '80 che condurrà all'inaugurazione della Chiesa il 16 agosto 1990 ed al quale auguro con tutto il cuore ancora lunghi decenni di buona salute e di serenità.
Tutta la mia infanzia, infatti, era stata scandita dalle varie tappe del processo di riedificazione del santuario. Dall'appuntamento mensile con la sottoscrizione per il Comitato Ricostruzione. Dalle relazioni sullo stato dell'arte pronunciate da don Mimmo prima della conclusione delle celebrazioni eucaristiche domenicali e festive o lette sul mensile parrocchiale (a proposito: non è bello vederlo rivivere sulla rete internet?!). Ricordo come fosse oggi quel 16 agosto e, prima ancora, la preparazione liturgica che, insieme con gli altri ministranti del tempo, affrontai con l'Arciprete per non demeritare il ruolo di "candeliere" di quella storica celebrazione eucaristica di dedicazione della Chiesa, che mi ero "guadagnato".
Ricordo perfettamente quella sensazione d'incredulità. Quel guardare e riguardare l'esterno e l'interno della Chiesa come di fronte a qualcosa di "magico", di "irreale" che diventava "reale".
Forse gli adulti e gli anziani del tempo, che pure ebbero il merito storico di ottenere quello straordinario risultato, oltre ai giovanissimi di oggi, non possono comprendere l'emozione che si prova a vedere edificato un luogo che tu già sai far parte della tua fede, della tua identità familiare, parrocchiale e cittadina e della tua cultura, ma che non hai MAI visto prima...
Amo i ricordi. Meno, la nostalgia.
Ma non posso non auspicare il ritorno di quell'eccezionale spirito di comunione e di solidarietà fraterna, di capacità di porsi un obiettivo storico comune e di tenacia nel perseguirlo che fece realizzare al popolo di questa piccola città, sparso per i cinque continenti, cose tanto grandi che difficilmente si sarebbe trovato qualcuno disposto a scommetterci.
Viva San Rocco! Viva la vera scillesità!

Giovanni Panuccio
http://giovannipanuccio.blogspot.com/

Articoli correlati in Scillachiese:
W Santarroccheddu;
"LA GRATITUDINE DA CONSERVARE PER TANTA BUONA GENTE";
"LA STATUA MARMOREA DI SAN ROCCO";
San Rocco : Un Santo per Amico.

Articoli correlati in siti amici:
SAN ROCCO DI MONTPELLIER "L'EROE DELLA CARITà", tratto da madonnamonasterace.blogspot.com.

15 agosto 2008

15 agosto: Solennità della Gloriosa Assunzione della B.V. Maria

Da epoca antichissima, il 15 agosto è un giorno festivo. Anzi: il giorno festivo per antonomasia. Il Ferragosto (dal latino: Feriae Augusti, come dire Riposo di agosto) era il culmine del ciclo dell'agricoltura. Tutto ciò che potesse essere fatto per assicurarsi raccolti copiosi e di qualità era già stato fatto. Non restava, dunque, che celebrare insieme la festa della gioia e del riposo, unita al forte augurio che la terra sia generosa verso i suoi figli così laboriosi. Dimenticati in gran parte i motivi originari di tale ricorrenza, nella tradizione e nel subconscio degl'Italiani e di altri popoli in diversa misura legati alla tradizione dell'antica Roma è comunque rimasta la sensazione di una grande celebrazione gioiosa di ringraziamento per i risultati personali, familiari e comunitari ottenuti e come forte auspicio per nuovi risultati, nell'imminenza della ripresa dell'anno scolastico e lavorativo.
Il cristianesimo delle origini ha individuato, invece, nel 15 agosto la data del compimento della vita terrena della madre di Gesù, Maria, reso dalla tradizione con due distinte immagini significanti comunque la medesima sostanza di una donna vittrice della morte e del peccato, le due "bestie nere" del genere umano. La tenera, soave, rappresentazione della morte di Maria come quella di una Dormizione vegliata dai Dodici Apostoli, tipica degli orientali. La gloriosa, trionfale, Assunzione di Maria - in anima e corpo - al cielo, tipica di noi occidentali.
Papa Pio XII, interprete di una tradizione consolidata ed ancorata, se non sulle Sacre Scritture canonizzate, su testi comunque ricchi di valore teologico, nel 1950 diede all'Assunzione di Maria la definizione di Dogma, verità indiscutibile alla quale non si può fare a meno di credere senza essere dei cristiani-cattolici incompleti, in non piena comunione con la Chiesa apostolica romana. Tale definizione, molto tarda, non è comunque estemporanea ma legata a convincimenti già profondamente radicati nel popolo cristiano ed è perfettamente coerente o - per meglio dire - conseguente all'altro grande dogma mariano: quello dell'Immacolata Concezione, proclamato novantasei anni prima da un altro "Papa Pio", il IX.
Maria è assunta in cielo o, comunque, vince la morte, proprio perché è stata dotata da Dio di singolari privilegi, costituenti altrettanti dogmi. Quello di essere stata concepita senza peccato originale. Quello di avere il compito cruciale di cooperatrice primaria della Redenzione come madre del Dio-fatto-uomo. Quello di svolgere tale missione preservando intatta e perpetuamente la propria verginità. E, a coronamento, verrebbe da dire, logico di tali cruciali carismi quello, appunto, di essere, con l'Assunzione-Dormizione, partecipe immediatamente della Salvezza Eterna, vissuta in anima e corpo, per vivere la quale in tale completezza gli altri esseri umani dovranno attendere la fine dei tempi.
La ricorrenza dell'Assunzione non è, ovviamente, per la Chiesa, una semplice festa o memoria liturgica. E' una Solennità. Ciò implica che ciascun nucleo comunitario cattolico - parrocchiale, missionario, monastico etc. - celebri tale ricorrenza indipendentemente dal fatto che essa abbia una particolare tradizione locale.
E difatti anche la Parrocchia arcipretale di Scilla, significativamente dedicata a Maria nell'attributo dogmatico strettamente correlato dell'Immacolata Concezione, ha sempre celebrato solennemente nella Chiesa arcipretale e, per le messe prefestive o vespertine, anche nella Chiesa del Patrono della città San Rocco o in altre chiese succursali tale Festa speciale. In verità, da quando la Parrocchia di Favazzina è stata unita a quella del suo capoluogo comunale, anche la Parrocchia scillese può dire di avere una tradizione specifica dell'Assunzione, espressa - oltre che nei modi suggeriti per tutti dalla Chiesa - anche da una processione che gli abitanti del bel paese marino compreso nel nostro Comune tributano alla Vergine Assunta. Salvo gli anni nei quali cause di forza temporaneamente maggiore lo impediscano loro. Tale processione ha il suo culmine simbolico - liturgicamente ricco di significato - nella conduzione in corsa della venerata statua mariana, sempre di corsa rivolta verso il popolo ed elevata al cielo in un tripudio di inni, campane a festa, note della Banda e fuochi d'artificio. Difficile non vedere in tale trionfo la memoria viva dell'Assunzione.
Immagini certamente riconducibili alla tradizione occidentale della gloriosa Assunzione sono anche quelle offerteci dalla colossale Vara di Messina e dalla simile Varia di Palmi, mentre la vicina città di Bagnara Calabra, la cui Parrocchia abbaziale è dedicata a Santa Maria e i XII Apostoli, è legata alla tradizione orientale della Dormizione, graficamente resa dal bel quadro custodito nella Chiesa abbaziale e portato in processione il 15 agosto.
Alle portatrici del nome Assunta, in tutte le sue varianti, i più affettuosi auguri di Buon Onomastico da Scillachiese.

Giovanni Panuccio
http://giovannipanuccio.blogspot.com/

Seguono le immagini del pellegrinaggio annuale che gli Scillesi compiono a Seminara presso il Santuario della B.V. dei Poveri, detta anche Madonna Nera. Inoltre seguiranno le foto della Festa della B.V. Maria e i XII Apostoli.

14 agosto 2008

W Santarroccheddu


Questa sera sono iniziati i festeggiamenti in onore di San Rocco. Con la “Salita” di Santarroccheddu, nella sua cappella, edificata nel 1894 ( ricostruita nel 1990) in occasione di un terremoto che pur essendo di forte intensità, risparmio Scilla, non ci furono vittime e i danni non furono ingenti.Per ricordare l’evento gli scillesi costruirono una cappella, affinchè quel luogo rimanesse a testimoniare la riconoscenza e l’affetto, che tutte le generazioni hanno verso San Rocco. Di solito la statua è portata nella cappelletta il venerdi che precede la Festa, per poi riportarla in chiesa il lunedì successivo a chiusura dei festeggiamenti, con bellissimi Fuochi d’artificio offerti dai “vicini di Santarroccheddu".


Più avanti ci occuperemo con più dettagli della storia di questo luogo di culto molto caro a noi scillesi.





By Alex


AVVERTENZA: La colonna sonora del video - costituita dalla marcia "La Ritirata" eseguita dalla Banda "Città di Scilla" - è stata aggiunta in fase di montaggio dal WebmasterScillachiese in quanto - fin dall'ormai lontano 2004 - le autorità parrocchiali subentrate l'anno prima non ritengono necessaria la presenza della Banda nelle tradizionali cerimonie di Esposizione e Riposizione della venerata statua di San Rocco. (lo staff di Scillachiese)

11 agosto 2008

SAN GAETANO DA THIENE

Il 7 agosto la Chiesa ricorda San Gaetano da Thiene. Molti scillesi, fra i quali chi scrive, non conoscono bene questo Santo veneto. Generalmente, è risaputo che è il Patrono di Melia, frazione del Comune di Scilla.I Santi sono persone speciali. Il loro compito è quello di unire, creare ponti. E, soprattutto, avvicinare l'uomo a Dio. Qualche anno fa, Scilla celebrò in grande stile il proprio gemellaggio con Hamrun, paese alle porte de La Valletta, nell'isola di Malta. In quell'occasione, avemmo in tanti l'opportunità di conoscere alcuni abitanti di Hamrun. Tra questi, noi di Scillachiese conoscemmo una brava persona di nome Omar, che ci parlò della sua città. Durante questi colloqui, chi scrive chiese ad Omar come mai il Comune di Hamrun avesse scelto proprio Scilla come paese italiano con il quale creare questo rapporto di reciproca conoscenza. La sua risposta fu: "San Gaetano!". Mi raccontò che, nel prendere in considerazione alcuni paesi italiani, l'amministrazione comunale - della quale Omar faceva parte - scelse Scilla per la presenza, nel suo territorio, della chiesa di San Gaetano a Melia. Per loro, la devozione a San Gaetano, Patrono di Hamrun, era un forte legame dal quale poteva nascere una fruttuosa amicizia. Devo dire che forse, a livello di Istituzioni, l'attenzione su questo gemellaggio è un po' calata. Ma l'amicizia con tante persone come Omar è forte e sono certo che durerà.
Costantino


La festa di San Gaetano ad Hamrun, nostri amici Maltesi


video della festa 2oo8. Saluti a tutti gli amici di Malta

09 agosto 2008

"LA GRATITUDINE DA CONSERVARE PER TANTA BUONA GENTE"


Nel settembre del 1973, in occasione di un viaggio in U.S.A. per motivi familiari, in un incontro con un gruppo di scillesi in Port Chester durante un “Given” in mio onore, espressi l’idea di costituire un comitato per la ricostruzione della chiesa di San Rocco danneggiata durante l’ultimo conflitto mondiale dai bombardamenti. L’idea fu recepita e, seduta stante, fu nominato presidente il compianto Nino Varbaro. Nel maggio del 1974 anche a Scilla si costituiva un comitato per lo stesso scopo, presidente l’arciprete del tempo don Andrea Cassone ed il sindaco del tempo prof. Giuseppe Vita, vice-presidenti Francesco Como ed Epifanio Bellantoni, cassiere Raimondo Anastasi e segretario Francesco Martello. Il compito del comitato era quello di affiancare e dare massima collaborazione all’ufficio tecnico della Curia Arcivescovile oltre a fare pressioni politiche per ottenere i relativi finanziamenti e superare le difficoltà burocratiche presso gli uffici statali (Genio Civile, Provveditorato per le Opere Pubbliche, Ministero dei Lavori Pubblici). Da allora fino ad oggi questo Comitato ha egregiamente svolto il suo ruolo, tenendo i contatti con il comitato americano e gli altri comitati costituitisi subito dopo in Canada e in Australia. La Chiesa di San Rocco che durante l’ultima guerra mondiale era stata seriamente danneggiata, abbisognava di interventi finalizzati al suo recupero; a tale scopo l’arciprete mons. Santo Bergamo aveva presentato una domanda di risarcimento per danni di guerra tramite l’ufficio tecnico della Curia (1953) con una perizia che calcolava l’importo necessario in 10.000 lire del tempo. Successivamente tale somma, insufficiente per la realizzazione dell’opera, venne elevata nel 1976 a lire 68 milioni da parte del Genio Civile, dietro un sopralluogo effettuato che aveva permesso di constatare l’aggravamento dei danni per il trascorrere del tempo. L’anno successivo (1977) l’arcivescovo mons. Ferro proponeva lo storno di fondi di altre chiese della diocesi per l’importo di 37 milioni, elevando la disponibilità complessiva a 105 milioni. Sulla base di tale disponibilità l’arch. Santelia, incaricato dalla Curia Arcivescovile, redigeva un progetto di ricostruzione per i lavori necessari. Purtroppo detto progetto non otteneva il consenso da parte del comitato per l’arte sacra della diocesi né dal comitato-ricostruzione di Scilla (1978). Quel progetto seguito l’iter burocratico per l’approvazione nella Pontificia Commissione di Arte Sacra di Roma, della Soprintendenza per i beni culturali di Cosenza e del Provveditorato Opere Pubbliche di Catanzaro, venne approvato il 1 agosto 1979. Successivamente, a causa dei sensibili aumenti dei materiali e della mano d’opera, la somma prevista diveniva insufficiente per cui si richiedeva un aggiornamento dei prezzi, fino a raggiungere la somma complessiva di oltre 453 milioni. Poiché il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Catanzaro non disponeva della somma in bilancio, veniva redatta una perizia di un primo lotto per 274 milioni approvata il 19 marzo 1980. Terminata la fase burocratica i lavori venivano affidati dalla Curia Arcivescovile all’impresa Pizzonia che dava inizio ai lavori in data 8 luglio 1980. Il resto è storia recente: l’impresa Pizzonia, purtroppo, ha dovuto rescindere il contratto per difficoltà di natura economica ed i tempi di realizzazione, previsti in 24/36 mesi cominciarono ad allungarsi oltre ogni logica previsione. L’arrivo di don Mimmo Marturano, il lancio della sottoscrizione popolare, i contatti riallacciati con i comitati esteri e gli uffici statali, la divulgazione di tutte le iniziative assunte a mezzo del periodico parrocchiale, la generosità della gente dimostravano giorno dopo giorno la possibilità di giungere finalmente all’agognata meta. A questo punto è doveroso ringraziare, per l’interessamento e per le cure sollecite dimostrate, in primo luogo Sua Eccellenza mons. Ferro ed il suo successore mons. Sorrentino; un pari elogio ed analogo ringraziamento ai componenti l’Ufficio Tecnico della Curia Arcivescovile: mons. Crea, il compianto d. Rosario Caratozzolo, mons. Caruso ed il signor Albanese. Un particolare grazie al geom. Camillo Fava ed al sig. Giuseppe Bombara per l’attenzione prestata al progetto in ogni fase di esame presso gli uffici del Genio Civile. Occorre poi sottolineare la sensibilità dimostrata dai responsabili della Soprintendenza ai Beni Culturali di Cosenza come pure la fattiva collaborazione dell’on. Franco Bova, che ha portato alla concessione di un primo finanziamento di 274 milioni (marzo 1979) e dell’on. Mario Tassone per il finanziamento del secondo lotto per l’importo di 140 milioni (giugno 1985). Né si può tralasciare di ribadire la squisita sensibilità degli scillesi d’America a d’Australia, grazie ai quali l’iniziativa ebbe il suo avvio ed il felice coronamento. Ai sacerdoti che si sono succeduti dal 1976 a tutt’oggi nella parrocchia – don Andrea Cassone, don Pietro Scopelliti, i PP. Barnabiti, don Pippo Curatola e, più ancora, don Mimmo Marturano per la sua tenacia. Ad opera conclusa si può dire che il nuovo tempio di San Rocco è, come nei tempi antichi, opera della collettività scillese e degli uomini di Calabria.

Prof. Francesco Como
(articolo tratto dal numero speciale di “Insieme costruiamo la comunità”, mensile della comunità cristiana di Scilla dal 1983 al 2003, pubblicato in occasione della riapertura al culto della Chiesa di San Rocco il 16 agosto 1990)

03 agosto 2008

"LA STATUA MARMOREA DI SAN ROCCO"

Tante sono le opere d’arte che ornano le nostre bellissime chiese. Fra queste, senza dubbio, la più prestigiosa è la statua marmorea raffigurante San Rocco che sovrasta il maestoso altare maggiore dell’omonima chiesa. E’ tale in virtù del suo inestimabile valore artistico-culturale ed ovviamente affettivo. Intorno ad Essa ruotano diverse leggende che spesso si intrecciano con la storia reale. L’importanza artistico-culturale deriva innanzitutto dall’epoca a cui risale – tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo - in secondo luogo dalla sua città di provenienza - Venezia - ed infine dalla sua pregevole fattura. La statua marmorea di San Rocco fu la prima effige raffigurante il Santo pellegrino che ebbe Scilla. Il periodo a cavallo tra la fine del ’400 e l’inizio del ’500 vide la terra di Calabria ed in particolar modo il Reggino, devastata dal morbo della peste. Scilla miracolosamente ne uscì indenne (come avvenne del resto anche nei secoli successivi) e i marinai scillesi che intrattenevano rapporti commerciali con Venezia vennero a conoscenza dell’esistenza di un Santo protettore contro la peste i cui resti mortali erano conservati proprio nella città veneta. Riconoscendo allora la particolare protezione esercitata da San Rocco nei confronti della loro città, gli scillesi decisero di introdurre il culto al Santo Pellegrino, elevandolo a patrono della città, in luogo di San Giorgio che lo era stato fino a quel momento e che ancor oggi dà il nome al quartiere principale della città. Grazie agli intensi rapporti con i veneziani, dovuti appunto all’attività commerciale, gli scillesi chiesero ed ottennero due reliquie del Santo tuttora conservate presso la sua chiesa, e portarono una bellissima scultura marmorea che lo raffigurava, di stile bizantino-veneziano. La statua poggia su un bassorilievo ad ornato ed entrambi sono di marmo pario greco a grana finissima. La statua è ad altezza naturale. Con la mano destra sorregge il bastone, mentre con la sinistra indica la piaga sanguinante. L’interno della tunica è dipinto di un verde intenso così come gli orli, mentre i capelli sono dorati. Alla sua sinistra è scolpito un angioletto che mostra il segno del morbo pestifero (il cane con il pane in bocca sarà rappresentato solo in epoca più recente) ed indossa una graziosa tunica con gli orli dorati così come dorati sono anche i suoi lunghi capelli. Della presenza di questa statua troviamo traccia tra gli scritti relativi alla prima visita pastorale di mons. Annibale D’Afflitto del 1594 durante la quale, tra le altre cose, visitava la chiesa di San Rocco con relativa confraternita. Scilla inoltre è l’unica città della vasta arcidiocesi Reggina-Bovese a possedere una statua di marmo raffigurante San Rocco, statua che non è presente neanche nei centri rientranti nella competenza di altre diocesi dove è particolarmente sentito il culto al Santo Romeo, come Palmi, Gioiosa Jonica, Acquaro o Cittannova. Attorno al suo arrivo a Scilla ruotano diverse leggende. Secondo una di queste, la statua venne portata insieme con quella sempre marmorea raffigurante l’Immacolata, e dopo aver collocato quest’ultima nel rione superiore (attuale chiesa di San Rocco ) e San Rocco in quello inferiore (attuale chiesa Matrice), li videro l’indomani in posizione invertita. Senza scoraggiarsi spostarono nuovamente le due statue per ben tre volte, ma dopo il terzo giorno, con stupore, capirono che San Rocco voleva rimanere nel quartiere alto, mentre l’Immacolata in piazza Matrice, ossia il punto di mezzo del Paese. Un’altra leggenda narra che, mentre trasportavano la statua, arrivati all’altezza dell’attuale tabacchino in piazza San Rocco, cadde il bastone (tutt’oggi il bastone della statua è in legno perché manca quello in marmo) ed in quel punto crebbe un grandissimo albero. Era talmente maestoso e verdeggiante che portava ombra al palazzo alle sue spalle di proprietà della famiglia Cimino la quale - infastidita dall’ombra - decise di tagliarlo. Sempre secondo la leggenda tutti i componenti di questa famiglia caddero in disgrazia e scomparvero da Scilla. Infine, un’altra legenda, che si intreccia però con la storia, è quella secondo la quale inizialmente la statua veniva portata in processione per le vie del paese. Questa tesi è suffragata dall’usura del piede sinistro causata dalle carezze dei fedeli. Sarebbe stato impossibile levigare il marmo se la statua fosse sempre stata collocata sull’altare maggiore… Scilla, come si può notare, ha sempre avuto un intenso legame con il nostro amato Patrono ed è davvero triste vedere l’agonia materiale e spirituale in cui versa la nostra amata Chiesa patronale. Ma la cosa che più d’ogni altra mi reca sofferenza è il silenzio e l’indifferenza di moltissimi scillesi, grazie anche al sacrificio dei quali è stato possibile ricostruire il nostro bellissimo Santuario. Spero che, anche grazie a queste brevi righe, si possano svegliare le coscienze e si possa riuscire a salvare quello che ormai è destinato alla distruzione.

Rocco Panuccio