In questi giorni, ognuno di noi si prepara, a suo modo, a rivivere l'attesa Festa di San Rocco.
Senza fare retorica, credo che ogni scillese - ovunque si trovi nel mondo - con l'animo ritorna a Scilla. Non solo chi è partito tanti anni fa, ma anche le nuove generazioni che sono nate e cresciute in terre lontane e che dai familiari hanno appreso l'amicizia fedele che li lega a San Rocco.
Questo si può notare dalla presenza costante d'emigrati che in occasione della festa ritornano a Scilla. Questo legame che gli emigrati hanno con Scilla non è solo apparente ma sostanziale. Tutti sanno che - sia in passato che di recente - quando "il paese" ha avuto "bisogno", il loro cuore, e non solo, è stato sempre presente. San Rocco con la sua vita c'insegna che ognuno di noi per amore di Dio deve farsi carico del prossimo, non solo a parole ma soprattutto con i gesti e con la "Carità". La Carità per San Rocco divenne il centro della sua esistenza. Nel prossimo - malato, povero, oppresso, ecc. - Egli vedeva Cristo. Per questo abbandonò la sua vita e tutti i suoi averi per poter servire Cristo nel bisognoso.
Noi di certo non siamo degni di paragonare la nostra vita con quella di un gran Santo come il nostro Patrono, ma la sua amicizia ci ha indotto a costruire opere di carità sia nel nostro paese che nel mondo.
Basti ricordare l'ospedale "Scillesi d'America", fondato con il decisivo contributo dei nostri concittadini emigrati i quali - non dimenticando il loro paese - hanno voluto donare allo stesso una così importante opera d'assistenza.
Oggi purtroppo sembra che tutti abbiano dimenticato tutto questo. In special modo chi è competente cerca di sminuire la grande importanza che l'ospedale riveste per Scilla e per il suo circondario e fa poco o nulla per scongiurarne il rischio di chiusura.
La Casa della Carità, fiore all'occhiello di Scilla - anch'essa frutto della carità degli scillesi e del suo fondatore che donò la sua abitazione per far nascere quest'opera - è stata sostenuta fino a pochi anni fa da innumerevoli volontari e dall'aiuto di molti.
Molte sono state le opere verso i bisognosi di diverse parti del mondo. In questi ultimi decenni, attraverso la conoscenza di padri missionari e no come Padre Mario Pesce, Padre Erminio Arbitrio (d'origine scillese), il ruandese Don Afrodis (collaboratore, fra il novembre 2002 e il settembre 2003, dell'amministratore della nostra Parrocchia) e tanti altri, abbiamo aiutato famiglie bisognose o comunità disagiate ecc.
Infine, la chiesa di San Rocco che - come scritto nell'epigrafe - è il "simbolo plastico dell'unità degli scillesi di tutte le generazioni". Ricordo una frase del nostro amato Don Mimmo che, in un'omelia, per descrivere la generosità degli scillesi, disse che per scrivere tutti i nomi di coloro i quali contribuirono al restauro della chiesa non sarebbero bastati né i muri né il pavimento.
Finisco ricordando a tutti noi che, pur nelle difficoltà, l'antica amicizia che ci lega al nostro Patrono non deve venir meno mai!
La giornata dedicata agli emigrati, nell'ambito della Festa patronale, è stata, purtroppo, soppressa da qualche anno. Lo stesso vale per tante altre iniziative. Spero che ognuno di noi, consapevole della ricchezza delle nostre esperienze, continui ad operare nel senso dell'amicizia e della solidarietà. Accogliendo gli amici emigrati e contribuendo alle opere di carità. E che l'amicizia che abbiamo verso San Rocco, insieme con la Fede nel Signore che San Rocco stesso c'insegna ad avere ogni giorno, non venga mai meno!
Buona Festa a tutti!
Costantino
Senza fare retorica, credo che ogni scillese - ovunque si trovi nel mondo - con l'animo ritorna a Scilla. Non solo chi è partito tanti anni fa, ma anche le nuove generazioni che sono nate e cresciute in terre lontane e che dai familiari hanno appreso l'amicizia fedele che li lega a San Rocco.
Questo si può notare dalla presenza costante d'emigrati che in occasione della festa ritornano a Scilla. Questo legame che gli emigrati hanno con Scilla non è solo apparente ma sostanziale. Tutti sanno che - sia in passato che di recente - quando "il paese" ha avuto "bisogno", il loro cuore, e non solo, è stato sempre presente. San Rocco con la sua vita c'insegna che ognuno di noi per amore di Dio deve farsi carico del prossimo, non solo a parole ma soprattutto con i gesti e con la "Carità". La Carità per San Rocco divenne il centro della sua esistenza. Nel prossimo - malato, povero, oppresso, ecc. - Egli vedeva Cristo. Per questo abbandonò la sua vita e tutti i suoi averi per poter servire Cristo nel bisognoso.
Noi di certo non siamo degni di paragonare la nostra vita con quella di un gran Santo come il nostro Patrono, ma la sua amicizia ci ha indotto a costruire opere di carità sia nel nostro paese che nel mondo.
Basti ricordare l'ospedale "Scillesi d'America", fondato con il decisivo contributo dei nostri concittadini emigrati i quali - non dimenticando il loro paese - hanno voluto donare allo stesso una così importante opera d'assistenza.
Oggi purtroppo sembra che tutti abbiano dimenticato tutto questo. In special modo chi è competente cerca di sminuire la grande importanza che l'ospedale riveste per Scilla e per il suo circondario e fa poco o nulla per scongiurarne il rischio di chiusura.
La Casa della Carità, fiore all'occhiello di Scilla - anch'essa frutto della carità degli scillesi e del suo fondatore che donò la sua abitazione per far nascere quest'opera - è stata sostenuta fino a pochi anni fa da innumerevoli volontari e dall'aiuto di molti.
Molte sono state le opere verso i bisognosi di diverse parti del mondo. In questi ultimi decenni, attraverso la conoscenza di padri missionari e no come Padre Mario Pesce, Padre Erminio Arbitrio (d'origine scillese), il ruandese Don Afrodis (collaboratore, fra il novembre 2002 e il settembre 2003, dell'amministratore della nostra Parrocchia) e tanti altri, abbiamo aiutato famiglie bisognose o comunità disagiate ecc.
Infine, la chiesa di San Rocco che - come scritto nell'epigrafe - è il "simbolo plastico dell'unità degli scillesi di tutte le generazioni". Ricordo una frase del nostro amato Don Mimmo che, in un'omelia, per descrivere la generosità degli scillesi, disse che per scrivere tutti i nomi di coloro i quali contribuirono al restauro della chiesa non sarebbero bastati né i muri né il pavimento.
Finisco ricordando a tutti noi che, pur nelle difficoltà, l'antica amicizia che ci lega al nostro Patrono non deve venir meno mai!
La giornata dedicata agli emigrati, nell'ambito della Festa patronale, è stata, purtroppo, soppressa da qualche anno. Lo stesso vale per tante altre iniziative. Spero che ognuno di noi, consapevole della ricchezza delle nostre esperienze, continui ad operare nel senso dell'amicizia e della solidarietà. Accogliendo gli amici emigrati e contribuendo alle opere di carità. E che l'amicizia che abbiamo verso San Rocco, insieme con la Fede nel Signore che San Rocco stesso c'insegna ad avere ogni giorno, non venga mai meno!
Buona Festa a tutti!
Costantino
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