Rocco Panuccio
29 dicembre 2008
LA COMUNITA’ SCILLESE UNITA NEL RICORDO DELLE VITTIME DEL TERREMOTO
Rocco Panuccio
27 dicembre 2008
Il Terremoto del 28 dicembre 1908
La sera del 27 dicembre del 1908, nessuno poteva lontanamente immaginare la catastrofe senza precedenti che dal lì a poche ore, avrebbe provocato la distruzione di Messina, la semidistruzione di Reggio e causato innumerevoli danni alle città circostanti di entrambe le coste. Era una tranquilla sera di dicembre, sera di festa. Al teatro Vittorio Emanuele di Messina, infatti, si dava la prima dell’Aida, mentre a Reggio si passeggiava in un corso illuminato da lampioni alimentati da luce elettrica, grazie ad un moderno impianto inaugurato solo il giorno prima. Dopo la festa, e una notte che vide scendere una pioggerellina lenta, ma costante, alle 5:21 di lunedì 28 dicembre, la terra tremò per 37 interminabili secondi. Fu una scossa impressionante, una delle più potenti di tutta la storia dei terremoti in Italia che raggiunse l’11°-12° grado della scala Mercalli. Molti di coloro che riuscirono a salvarsi dal crollo degli edifici, morirono a causa dell’onda di maremoto alta oltre 10 metri che ne scaturì. Subirono gravissimi danni le vie stradali, ferroviarie, telegrafiche e telefoniche. In tutto le vittime furono oltre 140.000. L’epicentro del sisma fu lo Stretto di Messina e anche Scilla, che da sempre lo domina, subì gravi danni e molte perdite di uomini. Molte furono le vittime, e gran parte delle persone morì perché, cercando di trovare rifugio sulla spiaggia di Marina Grande, venne assalita dall’imponente massa d’acqua che non le diede scampo. Fra le vittime vi fu anche il sacerdote Francesco Bellantoni, canonico della Collegiata, il cui destino fu accomunato a quello di un suo confratello, il sacerdote Giuseppe Bovi, morto a causa del terremoto del 1783 le cui spoglie si trovano, per sua espressa volontà, nella chiesa di San Giuseppe. Quante persone hanno perso per intero la propria famiglia, quanti bambini sono morti e quanti sono cresciuti orfani?! . Il terremoto fu un vero e proprio flagello per il popolo scillese e anche per il suo immenso patrimonio artistico-culturale. Essendo la nostra una zona a forte rischio sismico, sono moltissimi i terremoti che hanno flagellato la nostra terra, ma ora, erano cambiate le condizioni indispensabili per una nuova rinascita: 1) un’economia forte; 2) la mentalità di recuperare il più possibile gli edifici e le chiese per salvaguardarne la memoria storica. Il precedente terremoto, quello del 1783, fu anch’esso di portata abnorme e, nonostante ciò, Scilla risorse più bella e venusta di prima. La chiesa di San Rocco venne ingrandita ed arricchita con marmi e stucchi, la chiesa Matrice venne anch’essa ampliata ed arricchita di due imponenti campanili sulla facciata, la chiesa dello Spirito Santo che risale al 1752, non subì danni dal terremoto del 1783 ma dal successivo maremoto e, nonostante ciò, fu restaurata nel giro di pochi anni. Ora però, come pocanzi ho scritto, venivano meno le basi per poter procedere ad una ricostruzione degna di essere chiamata tale. Un’economia molto debole che a distanza di quasi 50 anni dall’Unità Nazionale, metteva in evidenza il divario fra il Nord ed il Sud dell’Italia, una mentalità che mirava a distruggere completamente e ricostruire, piuttosto che recuperare e, quindi, salvare il salvabile e, non ultima, una burocrazia lenta, fecero del terremoto del 1908 la più grande catastrofe che abbia mai colpito la nostra terra.
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Rocco Panuccio
25 dicembre 2008
Buon Natale a tutti!!!!!!!
09 dicembre 2008
“8 DICEMBRE 2008, SCILLA FESTEGGIA MARIA Ss. IMMACOLATA”
Rocco Panuccio
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07 dicembre 2008
Solennità dell' Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Credo che tutta la nostra parrocchia attende con gioia questo giorno, dopo la bella novena vissuta tutti i giorni a partire delle cinque del mattino. Come sempre i fedeli scillesi hanno riempito la chiesa Madre seguendo con attenzione la catechesi, con riflessioni precise sulla figura di Maria, che ci hanno arricchito e dato spunto di riflessione. Speriamo che domani sia una bella giornata, in tutti i sensi e possiamo percorrere con Maria le strade della nostra parrocchia, pregando con Lei nei luoghi dove si svolge la nostra vita, in special modo nei luoghi della sofferenza e della Speranza Buona Festa a Tutti.
04 dicembre 2008
Madre Teresa di Calcutta
Se realizzi i tuoi obbiettivi troverai falsi amici e veri nemici
NON IMPORTA REALIZZALI
Il bene che fai verrà domani dimenticato,
NON IMPORTA FAI IL BENE
L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile,
NON IMPORTA, SII FRANCO ED ONESTO
Dà al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci,
NON IMPORTA, DAI IL MEGLIO DI TE
Madre Teresa
30 novembre 2008
Sant'Andrea Apostolo
29 novembre 2008
Inizia la Novena alla B.V. Immacolata
Inutile dire che questo è un momento importante della vita Cristiana della nostra comunità. Come ogni anno affolleremo la chiesa matrice iniziando la giornata alle cinque del mattino con il Santo Rosario in parte cantato, subito dopo si intonano gli antichi canti devozionali alla Beata Vergine seguite dalla Santa Messa. Buon inizio novena a tutti.
Riportiamo le parole d'augurio che il nostro Arciprete ci ha rivolto.
24 novembre 2008
"QUESTA NOTTE SARA' NATALE"
Antonio Pirrotta ci scrive:
"QUESTA NOTTE SARA' NATALE"
Certi della vostra partecipazione,
vi aspettiamo.
Antonio Pirrotta
info@scillaweb.com
20 novembre 2008
Cenni storici sulla chiesa Madre di Scilla
I lavori di cui si sta occupando la ditta Edil Art del Geom. Martello Giuseppe, consistono nel rifacimento ed abbellimento delle colonne interne come pure l’abbassamento dell’altare maggiore in quanto con la sua altezza impedisce la visione di parte del meraviglioso mosaico. I lavori più importanti però sono la chiusura ad arcate e la costruzione di un soppalco dei locali alti detti matronei, che in seguito saranno sede di un museo parrocchiale il quale dovrebbe ospitare una pinacoteca dei molti arredi e statue sacre. La Matrice e una delle più vecchie chiese di Scilla ed ha sempre occupato lo stesso sito ( una volta chiamata piazza Santa Croce ) Nel Tempo fù distrutta dai vari terremoti e rifatta, grazie all’operosità degli scillesi, sempre più bella. In età Bizantina era intitolata alla madonna D’Itria, mentre all’epoca Normanna aveva il titolo di Santa Maria della Cattolica. Scilla nel sedicesimo secolo, aveva sostituito la vecchia chiesa di san Pancrazio, come centro di culto, una chiesa molto più grande che misurava palmi 114 per 43. Essa fu rovinata dal terremoto del 1599 ed in seguito ricostruita più grande ancora palmi 240 per 85 . La sua forma era a croce latina sormontata da cupola , a tre navate con archi poggiati su sedici colonne, di marmo di Carrara, sormontata da capitelli corinzi e fù dedicata a S. Maria Immacolata . Aveva molti altari, di marmo e su quello principale troneggiava, una statua dell’Immacolata . con Angeli, scolpita in marmo la stessa che si trova tuttora nella facciata. Il Minasi a questo proposito, afferma che “nel tutto, questo tempio era uno dei più ricchi che in quel secolo si ammiravano in Calabria”.
La bellissima chiesa fu danneggiata dal terremoto 1783 fu riedificata nel 1822, con le offerte dei fedeli, e inaugurata nel 1825. In seguito a nuovi danni, fu riedificata ex novo in stile neoclassico nel 1837 e splendidamente decorata nel 1854 mentre opere di abbellimento furono eseguite 1878. Ancora un cataclisma la distrusse quasi completamente, il terribile terremoto del 1908. Nel 1908 fu riparata in muratura e ricoperta e ricoperta con deturpanti lamiere della bella chiesa non restava altro che le muratura laterali e la facciata, peraltro quasi priva dei due stupendi campanili laterali. Il 14 giugno 1958, grazie all’impegno profuso da Mons. Santo Bergamo, Architettata dall’ing. Leoni, venne posta la prima pietra. Viene consacrata con grande tripudio e fervore di popolo scillese, da Mons. Ferro Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria, l’11 febbraio 1970. In Questo ultimo decennio, molto si è fatto per le nostre chiese grazie all’impegno del nostro caro Arciprete Don Mimmo Marturano, abbiamo visto la chiesa di San Rocco, il grandioso mosaico nella chiesa –madre , le restaurazione delle chiese di Porto Salvo e San Giuseppe di cui continuano i lavori e gli ultimi interventi nella chiesa Matrice. Rimane ancora molto da fare , dalla facciata della chiesa Madre, ai numerosi interventi di restauro, perciò, sperando nella divina provvidenza e nel popolo di Scilla, che ha sempre contribuito tanto generosamente al decoro ed allo splendore delle sue chiese, ci auguriamo di vedere presto anche la chiesa dell’Immacolata ritornare all’antica bellezza.
14 novembre 2008
Un giorno di preghiera a Roma con San Rocco
10 novembre 2008
LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DI PORTOSALVO
FUNZIONI SACRE - Ogni anno la Confraternita doveva far celebrare le quarantore del Ss. Sacramento, i venerdì di marzo la Messa ed esposizione nell’altare del Crocifisso; nell’ultima domenica di agosto, preceduta dalla novena, la solennità della Vergine Ss. di Portosalvo con vespro, messa cantata e processione; ogni anno l’impegno di far tenere un corso di esercizi spirituali per tutti i confratelli; tutte le domeniche la recita dell’ufficio della Vergine Ss. ed una volta al mese quello dei morti.
VANTAGGI – Tutte le domeniche e feste i confratelli avevano diritto alla predicazione e istruzione catechistica e messa quattro volte la settimana; in caso di morte di un confratello esequie con l’associazione deli confratelli vestiti di cappa e l’obbligo a ciascun confratello della terza parte del rosario, n°20 messe, un rotolo di cera e l’incenso. Se poi la morte del confratello avveniva fuori parrocchia o la famiglia voleva fare essa le esequie, la Confraternita era tenuta a corrispondere alla famiglia una somma di 30 carlini (2). I confratelli poveri avevano diritto ad avere gratuitamente le medicine fino all’importo di 10 carlini. Il supero delle rendite annuali veniva investito in maritaggi di 25 ducati (2) ciascuno. Detti maritaggi venivano estratti a sorte nel giorno della festa di Portosalvo tra 10 figlie di confratelli e consorelle bisognose scelte dal Priore con l’aiuto degli Assistenti e dei Fiscali con la consegna dell’importo il giorno del loro matrimonio.
CONTRIBUTI – Ogni confratello doveva versare per il mantenimento della Confraternita metà “parte”(3) del proprio guadagno. Tutti gli altri che non lavoravano con barche e feluche, 5 carlini ogni anno, le consorelle 3 carlini. Erano esonerati da tale contributo gli inabili al lavoro che avevano corrisposto le annualità per almeno 20 anni.
GOVERNO – Il governo spirituale della Confraternita era presieduto dal Padre Spirituale, scelto dai confratelli a maggioranza fra i sacerdoti confessori. Egli era tenuto a dire messa tutti i giorni festivi e quattro volte la settimana. Il suo appannaggio era di 36 ducati l’anno e la sua carica durava finchè lo riteneva opportuno. Per le cose temporali il governo della Confraternita era presieduto dal Priore e dal I° e II° Assistente, denominati Ufficiali Superiori.
ELEZIONI DEGLI UFFICIALI – La prima domenica di settembre dopo la festa di Portosalvo, tutti i confratelli si riunivano in chiesa. Il Priore e i due Assistenti uscenti sceglievano dodici confratelli fra i più anziani e probi, a cui comunicavano i nomi di coloro che designavano come successori. Se questi non ottenevano l’approvazione della maggioranza dei dodici, ne venivano indicati altri fino ad ottenerne l’approvazione. Un segretario eletto per l’occasione, metteva i loro nomi e cognomi dentro tre vasi. Il Maestro delle cerimonie consegnava a ciascuno dei dodici una fava che veniva posta nel vaso del candidato preferito. Il Priore uscente, dopo la conta, proclamava eletto Priore colui che riceveva più consensi, I° e II° Assistente gli altri in proporzione dei voti. L’elezione veniva sempre preceduta dal canto “Veni Creator Spiritus” , invece per la proclamazione e l’insediamento veniva cantato il “Te Deum”. La domenica successiva, il Priore e gli Assistenti eletti procedevano alla nomina degli ufficiali minori e cioè:
Il Segretario, al quale, spettava l’incarico di tenere l’elenco dei confratelli e delle consorelle, il libro di tutte le deliberazioni ed aveva in consegna tutti gli apparati, i sacri arredi, gli argenti e la biancheria; il Tesoriere, che teneva aggiornato il libro cassa con il divieto assoluto di fare pagamenti senza mandato del Priore e degli Assistenti; il Maestro dei novizi, che era tenuto ad istruire i novizi alle pratiche religiose; il Maestro delle Cerimonie, avevano la mansione di mettere in ordine i confratelli nelle funzioni religiose, nelle congregazioni e nelle processioni; l’Esattore era incaricato della esazione dei tributi, affitti, rendite e “parti” delle barche; il Fiscale doveva vigilare sull’osservanza delle Regole e riferire sugli inconvenienti al Priore; i Razionali o revisori dei conti; gli Infermieri, che avevano l’obbligo di assistere e vegliare i fratelli infermi, visitarli e dare soccorso e far ricevere i sacramenti con devozione e pietà; il Portinaio aveva l’obbligo di assistere alla porta della chiesa affinchè ci fosse l’ordine nell’entrata e nell’uscita e a comunicare al Priore l’assenza dei confratelli alle varie cerimonie religiose; poi due Guide, due Standardieri, due Gonfalonieri e i Portatori del Pallio (4) e della Statua.
AMMISSIONE – Per poter far parte della Confraternita occorreva fare domanda orale al Priore e agli Assistenti, i quali, previe informazioni de “Vita et Moribus” del chiedente, assunte a mezzo del Maestro dei Novizi e di un altro fratello probo, ne proponevano l’ammissione in piena congregazione. Se otteneva la maggioranza dei voti segreti dei confratelli , il chiedente veniva ammesso al noviziato, che durava 4 anni. Trascorso tale periodo il nuovo ammesso veniva vestito da confratello e ai piedi dell’altare della Madonna riceveva la santa comunione. Il Segretario gli leggeva lo statuto e scriveva il nome nell’albo della confraternita.
DISPOSIZIONI VARIE – I confratelli debitori non potevano ricoprire cariche della Confraternita e i precedenti e i precedenti amministratori non potevano essere rieletti se la loro gestione non era stata approvata, così come i loro consanguinei e affini fino al terzo grado di parentela. Venivano espulsi dalla Confraternita i morosi per due anni consecutivi, come pure coloro che bestemmiavano o giocavano a carte in pubblici ritrovi, gli scandalosi che, ammoniti per tre volte, non si redimevano. Inoltre, i confratelli, nelle cerimonie religiose e negli accompagnamenti funebri erano tenuti ad indossare il sacco col cappuccio bianco e la mozzetta (5) celeste. Quelli che non intervenivano ai funerali senza un valido motivo venivano multati di 10 “grana” (6). Il Priore era tenuto, per spese superiori a 10 ducati, ad avere l’approvazione dei due assistenti. La scelta dei negozi da trattare avveniva esclusivamente per maggioranza dell’intera confraternita.
Con l’avvento della motorizzazione delle barche da pesca, avvenuto negli anni sessanta, incominciò il declino della Confraternita poiché le maggiori spese di pesca impedirono il versamento della “parte” alla congrega. La stessa Confraternita non ebbe più ragione di esistere, anche perché nell’ultimo periodo, abbastanza lungo si persero tutti quegli usi che l’avevano fino ad allora accompagnata e caratterizzata.
Note:
(1) Distrutta dal terremoto del 28 dicembre del 1908, fu riedificata a spese della Confraternita con la somma di lire 70.000.
(2) Moneta d’uso corrente.
(3) Giornalmente il pescato veniva diviso in “parti”, per esempio sulla pesca del pescespada andava da 14 e 1/4 a 15 e 1/4 “parti” e di questi 1/2 “parte” era destinata alla Confraternita.
(4) Baldacchino.
(5) Mantellina di raso e seta.
Placido Cardona
(Articolo tratto dal periodico per Scilla “SKILLEA OGGI”, supplemento alla rivista Scilla – N°2, febbraio 1997, Arbitrio Editori)
05 novembre 2008
“ OPERE IN MARMO, EMBLEMA DI RICCHEZZA E PRESTIGIO ”
1) la statua della Vergine Immacolata; 2) l’angelo che è posto a fianco della stessa; 3) il busto raffigurante San Pietro Apostolo; 4) la statua raffigurante San Rocco; 5) un busto di piccole dimensioni raffigurante Sant’Antonio da Padova; 6) una Vergine con Bambino seduta, di dimensioni ridotte. L’elenco di opere marmoree (altari e statue) sarebbe potuto essere molto più lungo se non ci fossero stati i terremoti e – soprattutto - se non si fosse distrutta la Chiesa Matrice per ricostruirla ex novo. Con Don Mimmo si era iniziato un lavoro di recupero. E’ stato lui infatti a voler restaurare la statua dell’Immacolata collocandola all’interno della chiesa salvandola così da “morte” sicura. E’ necessario però riprendere al più presto questo andazzo, per evitare di commettere nuovamente errori gravissimi come quello di averci impedito per sempre di poter ammirare la Chiesa Matrice così com’era quando venne considerata la più bella dell’intera Arcidiocesi compresa la stessa Cattedrale!
Rocco Panuccio