Nel settembre del 1973, in occasione di un viaggio in U.S.A. per motivi familiari, in un incontro con un gruppo di scillesi in Port Chester durante un “Given” in mio onore, espressi l’idea di costituire un comitato per la ricostruzione della chiesa di San Rocco danneggiata durante l’ultimo conflitto mondiale dai bombardamenti. L’idea fu recepita e, seduta stante, fu nominato presidente il compianto Nino Varbaro. Nel maggio del 1974 anche a Scilla si costituiva un comitato per lo stesso scopo, presidente l’arciprete del tempo don Andrea Cassone ed il sindaco del tempo prof. Giuseppe Vita, vice-presidenti Francesco Como ed Epifanio Bellantoni, cassiere Raimondo Anastasi e segretario Francesco Martello. Il compito del comitato era quello di affiancare e dare massima collaborazione all’ufficio tecnico della Curia Arcivescovile oltre a fare pressioni politiche per ottenere i relativi finanziamenti e superare le difficoltà burocratiche presso gli uffici statali (Genio Civile, Provveditorato per le Opere Pubbliche, Ministero dei Lavori Pubblici). Da allora fino ad oggi questo Comitato ha egregiamente svolto il suo ruolo, tenendo i contatti con il comitato americano e gli altri comitati costituitisi subito dopo in Canada e in Australia. La Chiesa di San Rocco che durante l’ultima guerra mondiale era stata seriamente danneggiata, abbisognava di interventi finalizzati al suo recupero; a tale scopo l’arciprete mons. Santo Bergamo aveva presentato una domanda di risarcimento per danni di guerra tramite l’ufficio tecnico della Curia (1953) con una perizia che calcolava l’importo necessario in 10.000 lire del tempo. Successivamente tale somma, insufficiente per la realizzazione dell’opera, venne elevata nel 1976 a lire 68 milioni da parte del Genio Civile, dietro un sopralluogo effettuato che aveva permesso di constatare l’aggravamento dei danni per il trascorrere del tempo. L’anno successivo (1977) l’arcivescovo mons. Ferro proponeva lo storno di fondi di altre chiese della diocesi per l’importo di 37 milioni, elevando la disponibilità complessiva a 105 milioni. Sulla base di tale disponibilità l’arch. Santelia, incaricato dalla Curia Arcivescovile, redigeva un progetto di ricostruzione per i lavori necessari. Purtroppo detto progetto non otteneva il consenso da parte del comitato per l’arte sacra della diocesi né dal comitato-ricostruzione di Scilla (1978). Quel progetto seguito l’iter burocratico per l’approvazione nella Pontificia Commissione di Arte Sacra di Roma, della Soprintendenza per i beni culturali di Cosenza e del Provveditorato Opere Pubbliche di Catanzaro, venne approvato il 1 agosto 1979. Successivamente, a causa dei sensibili aumenti dei materiali e della mano d’opera, la somma prevista diveniva insufficiente per cui si richiedeva un aggiornamento dei prezzi, fino a raggiungere la somma complessiva di oltre 453 milioni. Poiché il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Catanzaro non disponeva della somma in bilancio, veniva redatta una perizia di un primo lotto per 274 milioni approvata il 19 marzo 1980. Terminata la fase burocratica i lavori venivano affidati dalla Curia Arcivescovile all’impresa Pizzonia che dava inizio ai lavori in data 8 luglio 1980. Il resto è storia recente: l’impresa Pizzonia, purtroppo, ha dovuto rescindere il contratto per difficoltà di natura economica ed i tempi di realizzazione, previsti in 24/36 mesi cominciarono ad allungarsi oltre ogni logica previsione. L’arrivo di don Mimmo Marturano, il lancio della sottoscrizione popolare, i contatti riallacciati con i comitati esteri e gli uffici statali, la divulgazione di tutte le iniziative assunte a mezzo del periodico parrocchiale, la generosità della gente dimostravano giorno dopo giorno la possibilità di giungere finalmente all’agognata meta. A questo punto è doveroso ringraziare, per l’interessamento e per le cure sollecite dimostrate, in primo luogo Sua Eccellenza mons. Ferro ed il suo successore mons. Sorrentino; un pari elogio ed analogo ringraziamento ai componenti l’Ufficio Tecnico della Curia Arcivescovile: mons. Crea, il compianto d. Rosario Caratozzolo, mons. Caruso ed il signor Albanese. Un particolare grazie al geom. Camillo Fava ed al sig. Giuseppe Bombara per l’attenzione prestata al progetto in ogni fase di esame presso gli uffici del Genio Civile. Occorre poi sottolineare la sensibilità dimostrata dai responsabili della Soprintendenza ai Beni Culturali di Cosenza come pure la fattiva collaborazione dell’on. Franco Bova, che ha portato alla concessione di un primo finanziamento di 274 milioni (marzo 1979) e dell’on. Mario Tassone per il finanziamento del secondo lotto per l’importo di 140 milioni (giugno 1985). Né si può tralasciare di ribadire la squisita sensibilità degli scillesi d’America a d’Australia, grazie ai quali l’iniziativa ebbe il suo avvio ed il felice coronamento. Ai sacerdoti che si sono succeduti dal 1976 a tutt’oggi nella parrocchia – don Andrea Cassone, don Pietro Scopelliti, i PP. Barnabiti, don Pippo Curatola e, più ancora, don Mimmo Marturano per la sua tenacia. Ad opera conclusa si può dire che il nuovo tempio di San Rocco è, come nei tempi antichi, opera della collettività scillese e degli uomini di Calabria.
Prof. Francesco Como
(articolo tratto dal numero speciale di “Insieme costruiamo la comunità”, mensile della comunità cristiana di Scilla dal 1983 al 2003, pubblicato in occasione della riapertura al culto della Chiesa di San Rocco il 16 agosto 1990)
Prof. Francesco Como
(articolo tratto dal numero speciale di “Insieme costruiamo la comunità”, mensile della comunità cristiana di Scilla dal 1983 al 2003, pubblicato in occasione della riapertura al culto della Chiesa di San Rocco il 16 agosto 1990)
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