Come è nato il blog "scillachiese"?

Questo blog nasce dalla fede e devozione che,
questo piccolo gruppo di ragazzi,
ha verso le proprie chiese
e ciò che rappresentano.

19 ottobre 2008

“SE SOLO CI SOFFERMASSIMO UN MINUTO AD OSSERVARE …”

Spesso, presi da mille pensieri, entriamo nelle nostre chiese senza soffermarci nemmeno un attimo ad ammirare le statue ed i dipinti che le ornano e senza, soprattutto, chiederci l’origine ed il perché di determinate devozioni. Quanti, ad esempio, sanno quali santi raffigurano i tondi dipinti che ornano il tetto della chiesa di San Rocco? E coloro che li conoscono, sanno il perché della loro collocazione nella Chiesa Patronale? Partendo dal presbiterio, i tondi dipinti raffigurano: 1) San Giorgio; 2) San Sebastiano; 3) San Marcellino; 4) San Luigi Gonzaga. Il motivo per il quale sono stati dipinti e collocati nella chiesa patronale è la salvaguardia della memoria storica del nostro paese. Questi santi, infatti, erano i titolari delle quattro chiese che in passato sorgevano nel perimetro dell’attuale piazza San Rocco e dintorni. Ma se molti sicuramente conosceranno quanto sopra ho scritto, pochi sanno quale santo è ritratto nel dipinto collocato nell’altarino laterale in marmo, a destra della navata, nella chiesa dello Spirito Santo. E’ uno dei dipinti più belli che possediamo. Ritrae il giovane San Vito a figura intera. E’ un dipinto di fattura molto fine e dalle proporzioni perfette. Sembra strano che questo Santo sia caduto nel dimenticatoio. In passato, solo i santi verso i quali vi era una forte devozione avevano “diritto” ad un altarino nel quale, il giorno della loro memoria liturgica, veniva celebrata una messa a loro dedicata. Il perché di questa devozione è dovuto ai rapporti commerciali che all’epoca i marinai scillesi intrattenevano con i “colleghi” siciliani. Ed è proprio grazie a questi rapporti che gli scillesi importarono il culto verso questo santo siciliano. Vito nacque a Lilibeo, attuale Mazara del Vallo (Trapani), nel 285. Dopo essersi convertito al Cristianesimo, ne studiò la dottrina. Il padre, però, essendo senatore romano e quindi nemico dei Cristiani, lo fece arrestare e fustigare. Vito, quindi, durante la notte, assieme alla sua fedele nutrice Crescenzia e al suo precettore Modesto, riuscì a fuggire da Lilibeo, raggiungendo Regalbuto (Enna) dove i tre trovarono rifugio in una grotta vicino alla quale, successivamente, venne costruita una chiesa dai Padri Cappuccini. Fu qui che Vito ottenne dal Signore di compiere il primo miracolo ricomponendo le membra lacerate dai cani di un ragazzo e di un pastore. I prodigi continuarono anche dopo che Vito si trasferì in Lucania. Qui, guarì dall’epilessia una nobildonna della corte di Diocleziano. Quest’ultimo, però, ritenne che il prodigio era frutto di stregonerie e lo fece arrestare insieme con i suoi fidi servitori che ormai, per Vito, erano come dei genitori, sottoponendoli ad estenuanti torture. Vito, così come Crescenza e Modesto, morì il 15 giugno del 304 a soli 19 anni. I corpi dei tre vennero sepolti dapprima in una grotta del fiume Silaro, successivamente spostati in una chiesetta vicino ad Eboli ed infine traslati definitivamente in una chiesa della città di Mariano. Nel 1540 Regalbuto ricevette delle reliquie di San Vito: parte del cranio, un braccio ed un piede che tuttora sono custodite in una cappella della chiesa madre. Poiché un tempo la sua memoria liturgica coincideva con un’altra festa popolare che prevedeva balli e danze sfrenate e scomposte, queste presero il nome di “balli di San Vito” , definizione utilizzata anche per designare l’epilessia. Ho scritto quest’articolo per far capire l’importanza delle opere che ornano le chiese. Da sempre i dipinti e le statue sono pagine di catechesi da sfogliare. Pensiamo al post-Medio Evo, quando le cattedrali erano completamente affrescate con scene bibliche. Lo scopo era quello di far conoscere la Bibbia anche alle persone analfabete che allora rappresentavano la stragrande maggioranza della popolazione. Anche oggi bisogna gustare la bellezza delle opere d’arte sacra, perché dietro ciascun dipinto e ciascuna statua sono racchiusi secoli di storia e, soprattutto, esempi da imitare di veri e propri Eroi della Fede!
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Rocco Panuccio

1 commento:

Lucrezia ha detto...

Complimenti per l’articolo! Voglio fare solo questa precisazione: dobbiamo distinguere un’opera d’arte sacra da un’opera a soggetto sacro: è sacra quell’opera che rappresenta ciò che è scritto nelle sacre scritture ricorrendo anche alla descrizione simbolica,quindi ci deve essere il combinato descrizione-simbolo. Di questo tipo d’arte è molto ricca la Chiesa orientale ed ancora oggi si esprime così.
Nel 1200 la Chiesa occidentale scelse (come hai precisato tu) di dare all’immagine un ruolo più educativo per coloro che non sapevano leggere, si spinse, quindi verso un’arte più teatrale ed appassionante.In ogni modo l’arte sacra è un patrimonio della chiesa indivisa.