Con questo articolo in ricordo dell'apertura della chiesa di San Rocco iniziamo anche noi i festeggiamenti in onore del nostro Patrono con foto e video dei due giorni più belli dell'anno. Buon Onomastico a tutti i Rocco e le Rocca del mondo! Buona Festa a tutti!
Oh! Come ricordo vivamente gli anni attorno al 1990!
Ero bambino. Per me, la Chiesa di San Rocco era sempre stata un cantiere aperto. Non l'avevo mai vista aperta al culto. Eppure, posso dire di aver respirato a pieni polmoni, fin dalla più tenera infanzia, l'atmosfera raccontataci da Francesco Como, in questo bell'articolo di diciotto anni fa. Oltre a Como stesso, posso dire di conoscere o aver conosciuto solo una parte delle persone da lui citate. "Don" Raimondo Anastasi che ancora ricordo con affetto quando simulava scherzosamente di aggredirmi con la sua stampella. E poi, naturalmente, Francesco Martello, che morirà prematuramente appena tre anni dopo, vero esempio, per me giovinetto, di fede nutrita di solide letture teologiche, filosofiche e storiche e di attaccamento totalmente disinteressato al bene della comunità parrocchiale e civile.
Per non parlare di don Mimmo Marturano, il cardetese dimostratosi nei fatti e con le parole "il primo degli scillesi", vero "deus ex machina" della svolta di metà anni '80 che condurrà all'inaugurazione della Chiesa il 16 agosto 1990 ed al quale auguro con tutto il cuore ancora lunghi decenni di buona salute e di serenità.
Tutta la mia infanzia, infatti, era stata scandita dalle varie tappe del processo di riedificazione del santuario. Dall'appuntamento mensile con la sottoscrizione per il Comitato Ricostruzione. Dalle relazioni sullo stato dell'arte pronunciate da don Mimmo prima della conclusione delle celebrazioni eucaristiche domenicali e festive o lette sul mensile parrocchiale (a proposito: non è bello vederlo rivivere sulla rete internet?!). Ricordo come fosse oggi quel 16 agosto e, prima ancora, la preparazione liturgica che, insieme con gli altri ministranti del tempo, affrontai con l'Arciprete per non demeritare il ruolo di "candeliere" di quella storica celebrazione eucaristica di dedicazione della Chiesa, che mi ero "guadagnato".
Ricordo perfettamente quella sensazione d'incredulità. Quel guardare e riguardare l'esterno e l'interno della Chiesa come di fronte a qualcosa di "magico", di "irreale" che diventava "reale".
Forse gli adulti e gli anziani del tempo, che pure ebbero il merito storico di ottenere quello straordinario risultato, oltre ai giovanissimi di oggi, non possono comprendere l'emozione che si prova a vedere edificato un luogo che tu già sai far parte della tua fede, della tua identità familiare, parrocchiale e cittadina e della tua cultura, ma che non hai MAI visto prima...
Amo i ricordi. Meno, la nostalgia.
Ma non posso non auspicare il ritorno di quell'eccezionale spirito di comunione e di solidarietà fraterna, di capacità di porsi un obiettivo storico comune e di tenacia nel perseguirlo che fece realizzare al popolo di questa piccola città, sparso per i cinque continenti, cose tanto grandi che difficilmente si sarebbe trovato qualcuno disposto a scommetterci.
Viva San Rocco! Viva la vera scillesità!
Giovanni Panuccio
http://giovannipanuccio.blogspot.com/
Articoli correlati in Scillachiese:
W Santarroccheddu;
"LA GRATITUDINE DA CONSERVARE PER TANTA BUONA GENTE";
"LA STATUA MARMOREA DI SAN ROCCO";
San Rocco : Un Santo per Amico.
Articoli correlati in siti amici:
SAN ROCCO DI MONTPELLIER "L'EROE DELLA CARITà", tratto da madonnamonasterace.blogspot.com.
Ero bambino. Per me, la Chiesa di San Rocco era sempre stata un cantiere aperto. Non l'avevo mai vista aperta al culto. Eppure, posso dire di aver respirato a pieni polmoni, fin dalla più tenera infanzia, l'atmosfera raccontataci da Francesco Como, in questo bell'articolo di diciotto anni fa. Oltre a Como stesso, posso dire di conoscere o aver conosciuto solo una parte delle persone da lui citate. "Don" Raimondo Anastasi che ancora ricordo con affetto quando simulava scherzosamente di aggredirmi con la sua stampella. E poi, naturalmente, Francesco Martello, che morirà prematuramente appena tre anni dopo, vero esempio, per me giovinetto, di fede nutrita di solide letture teologiche, filosofiche e storiche e di attaccamento totalmente disinteressato al bene della comunità parrocchiale e civile.
Per non parlare di don Mimmo Marturano, il cardetese dimostratosi nei fatti e con le parole "il primo degli scillesi", vero "deus ex machina" della svolta di metà anni '80 che condurrà all'inaugurazione della Chiesa il 16 agosto 1990 ed al quale auguro con tutto il cuore ancora lunghi decenni di buona salute e di serenità.
Tutta la mia infanzia, infatti, era stata scandita dalle varie tappe del processo di riedificazione del santuario. Dall'appuntamento mensile con la sottoscrizione per il Comitato Ricostruzione. Dalle relazioni sullo stato dell'arte pronunciate da don Mimmo prima della conclusione delle celebrazioni eucaristiche domenicali e festive o lette sul mensile parrocchiale (a proposito: non è bello vederlo rivivere sulla rete internet?!). Ricordo come fosse oggi quel 16 agosto e, prima ancora, la preparazione liturgica che, insieme con gli altri ministranti del tempo, affrontai con l'Arciprete per non demeritare il ruolo di "candeliere" di quella storica celebrazione eucaristica di dedicazione della Chiesa, che mi ero "guadagnato".
Ricordo perfettamente quella sensazione d'incredulità. Quel guardare e riguardare l'esterno e l'interno della Chiesa come di fronte a qualcosa di "magico", di "irreale" che diventava "reale".
Forse gli adulti e gli anziani del tempo, che pure ebbero il merito storico di ottenere quello straordinario risultato, oltre ai giovanissimi di oggi, non possono comprendere l'emozione che si prova a vedere edificato un luogo che tu già sai far parte della tua fede, della tua identità familiare, parrocchiale e cittadina e della tua cultura, ma che non hai MAI visto prima...
Amo i ricordi. Meno, la nostalgia.
Ma non posso non auspicare il ritorno di quell'eccezionale spirito di comunione e di solidarietà fraterna, di capacità di porsi un obiettivo storico comune e di tenacia nel perseguirlo che fece realizzare al popolo di questa piccola città, sparso per i cinque continenti, cose tanto grandi che difficilmente si sarebbe trovato qualcuno disposto a scommetterci.
Viva San Rocco! Viva la vera scillesità!
Giovanni Panuccio
http://giovannipanuccio.blogspot.com/
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"LA STATUA MARMOREA DI SAN ROCCO";
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SAN ROCCO DI MONTPELLIER "L'EROE DELLA CARITà", tratto da madonnamonasterace.blogspot.com.
4 commenti:
salve inanzi tutto buona festa, se andate nel mio blog nell'ultimo post dedicato a san rocco verso la fine c'è un pensiero per voi buona giornata
Grazie per gli Auguri, in questi giorni potrai vivere attraverso video e foto la nostra festa. Ti ringrazio nuovamente la Vergine di Portosalvo ci aiuti nel nostro cammino e San Rocco nostro amico ci è sempre accanto W San Rocco
Che dire...? Anno V dell’Era Bruniana abbiamo assistito alla distruzione della festa in onore a San Rocco, obiettivo raggiunto è colpito.
È necessario ricordare che nel campo religioso, a tutti i livelli, ogni segno va sviluppato nel simbolo quindi è normale che ci siano da parte dei fedeli, amorose attenzioni verso statue ed icone, lo sappiamo che San Rocco è di legno, non occorre che ogni anno c’è lo puntualizza, gli scillesi non sono ignoranti. Il crocifisso è anche di legno ma il Venerdì Santo c’è lo fa baciare, il bambinello è di gesso idem bacio, la Vergine Immacolata è di legno .…….. I simboli non li hanno inventati gli Scillesi !!!!!!!
Certo la devozione popolare è la parente povera della fede.
Ma tra un salmo cantato e un cero cos’è migliore?Io rispondo dallo spirito che la persona vi immette.
Ora concludo poiché troppe cose storte i miei occhi hanno visto ed io non so proprio da quale iniziare.Alla prossima.
Oltre a sottoscrivere in toto le parole di Lucrezia segnalo che è in corso una discussione sul tema nel libro degli ospiti di questo sito. Lo trovate a destra cliccando sul simbolino della mano intenta a firmare e la scritta "Guest Book".
Giovanni Panuccio
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