“Uno tsunami della fede”. In queste quattro semplici parole del quarantottenne Anthony Fisher, vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Sydney (Australia) e responsabile della "macchina Gmg", è probabilmente condensato il significato della XXIII Giornata mondiale della gioventù. Nella conferenza-stampa conclusiva dell'evento - svoltosi nella più importante città australiana (anche se non la capitale, che è Canberra) dal 15 al 20 luglio 2008 - il vescovo Fisher s'è dimostrato particolarmente lieto, quasi orgoglioso, che il suo popolo abbia dimostrato una vivacità spirituale che molti commentatori superficiali vorrebbero negargli e s'è detto certo che il patrimonio d'entusiasmo e d'esperienza comunitaria e di fede lasciato dalla Gmg costituirà una base solidissima per una rinvigorita pastorale giovanile che i vescovi australiani inizieranno ad impostare già il prossimo novembre.
Il carattere pentecostale dell'incontro è stato subito evidente a molti commentatori ed è stato sottolineato dallo stesso Santo Padre Benedetto XVI allorquando, nel discorso introduttivo alla Veglia con i giovani del 19 luglio all'Ippodromo di Randwick, ha citato la promessa di Gesù agli Apostoli: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi", unita al Suo comando: "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (At, 1,8). Aggiungendo poco dopo: "Lasciatevi ispirare dall'esempio dei vostri Patroni! Accogliete nel vostro cuore e nella vostra mente i sette doni dello Spirito Santo! Riconoscete e credete nella potenza dello Spirito Santo nella vostra vita!".
E il cardinal Stanislaw Rylko,presidente del pontificio consiglio per i laici, nel suo indirizzo di saluto al Papa durante la celebrazione eucaristica conclusiva del 20 luglio, quasi ha riecheggiato le parole del Pontefice, affermando che i giovani “sono l’icona affascinante di una Chiesa giovane, piena di speranza, di gioia della fede e di coraggio missionario” e che gli stessi: “Hanno dovuto affrontare non poche difficoltà e la fatica di un lungo viaggio per poter rivivere qui, a Sydney, radunati attorno al Successore di Pietro, il mistero della Pentecoste. Grande metropoli moderna, in questi giorni Sydney si è tramutata in un immenso cenacolo all’aperto, luogo di una rinnovata Pentecoste. Le sue strade e le sue piazze sono state invase da giovani cattolici di svariate nazionalità e razze, che in tante lingue e modi diversi hanno annunciato Gesù Cristo, unico Salvatore dell’umanità. Essi hanno testimoniato che essere discepoli di Cristo vale la pena, che essere cristiani è bello!”.
Forse le tre citazioni precedenti sono sufficienti a restituire il senso profondo di una intensissima settimana d'incontro, confronto, ascolto, preghiera e apertura all'Amore. Ma lasciamo parlare ancora il Papa che, a sua volta, ridà voce a Sant'Agostino: "Lo Spirito Santo fa dimorare noi in Dio e Dio in noi; ma è l'amore che causa ciò. Lo Spirito pertanto è Dio come amore!" (De Trinitate, 15, 17, 21).
Queste giornate saranno anche ricordate per la modalità, ormai consueta, di far alternare i momenti di meditazione, celebrazione e preghiera a momenti di vario intrattenimento, musicale in particolare. Cosa che ha fatto storcere il naso a qualcuno, dimentico che il trascorrere del tempo impone il mutamento del linguaggio, ma nella consapevolezza che il contenuto del messaggio è eterno, immutabile e perciò, paradossalmente, attualissimo e modernissimo.
Lodevole ed impeccabile, poi, s'è rivelato, ancora una volta, il modo in cui il Pontefice ha esecrato la piaga orrenda della pedofilia, resa ancor più raccapricciante se a porla in essere sono delle persone che hanno ricevuto gli ordini sacri. Il Papa, in particolare, ha detto, senza mezzi termini, che non solo alla giustizia di Dio o della Chiesa ma anche a quella delle istituzioni secolari tali persone andranno sottoposte. C'è da augurarsi di vero cuore che, grazie al forte impulso dato in questo senso da Benedetto XVI, la Chiesa abbandoni definitivamente la dottrina per la quale "i panni sporchi si lavano in famiglia" che, la storia lo ha dimostrato ampiamente, si è sempre risolta nel fatto che i panni, lungi dal lavarsi, si sono sporcati ancora di più.
Giovanni Panuccio
Il carattere pentecostale dell'incontro è stato subito evidente a molti commentatori ed è stato sottolineato dallo stesso Santo Padre Benedetto XVI allorquando, nel discorso introduttivo alla Veglia con i giovani del 19 luglio all'Ippodromo di Randwick, ha citato la promessa di Gesù agli Apostoli: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi", unita al Suo comando: "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (At, 1,8). Aggiungendo poco dopo: "Lasciatevi ispirare dall'esempio dei vostri Patroni! Accogliete nel vostro cuore e nella vostra mente i sette doni dello Spirito Santo! Riconoscete e credete nella potenza dello Spirito Santo nella vostra vita!".
E il cardinal Stanislaw Rylko,presidente del pontificio consiglio per i laici, nel suo indirizzo di saluto al Papa durante la celebrazione eucaristica conclusiva del 20 luglio, quasi ha riecheggiato le parole del Pontefice, affermando che i giovani “sono l’icona affascinante di una Chiesa giovane, piena di speranza, di gioia della fede e di coraggio missionario” e che gli stessi: “Hanno dovuto affrontare non poche difficoltà e la fatica di un lungo viaggio per poter rivivere qui, a Sydney, radunati attorno al Successore di Pietro, il mistero della Pentecoste. Grande metropoli moderna, in questi giorni Sydney si è tramutata in un immenso cenacolo all’aperto, luogo di una rinnovata Pentecoste. Le sue strade e le sue piazze sono state invase da giovani cattolici di svariate nazionalità e razze, che in tante lingue e modi diversi hanno annunciato Gesù Cristo, unico Salvatore dell’umanità. Essi hanno testimoniato che essere discepoli di Cristo vale la pena, che essere cristiani è bello!”.
Forse le tre citazioni precedenti sono sufficienti a restituire il senso profondo di una intensissima settimana d'incontro, confronto, ascolto, preghiera e apertura all'Amore. Ma lasciamo parlare ancora il Papa che, a sua volta, ridà voce a Sant'Agostino: "Lo Spirito Santo fa dimorare noi in Dio e Dio in noi; ma è l'amore che causa ciò. Lo Spirito pertanto è Dio come amore!" (De Trinitate, 15, 17, 21).
Queste giornate saranno anche ricordate per la modalità, ormai consueta, di far alternare i momenti di meditazione, celebrazione e preghiera a momenti di vario intrattenimento, musicale in particolare. Cosa che ha fatto storcere il naso a qualcuno, dimentico che il trascorrere del tempo impone il mutamento del linguaggio, ma nella consapevolezza che il contenuto del messaggio è eterno, immutabile e perciò, paradossalmente, attualissimo e modernissimo.
Lodevole ed impeccabile, poi, s'è rivelato, ancora una volta, il modo in cui il Pontefice ha esecrato la piaga orrenda della pedofilia, resa ancor più raccapricciante se a porla in essere sono delle persone che hanno ricevuto gli ordini sacri. Il Papa, in particolare, ha detto, senza mezzi termini, che non solo alla giustizia di Dio o della Chiesa ma anche a quella delle istituzioni secolari tali persone andranno sottoposte. C'è da augurarsi di vero cuore che, grazie al forte impulso dato in questo senso da Benedetto XVI, la Chiesa abbandoni definitivamente la dottrina per la quale "i panni sporchi si lavano in famiglia" che, la storia lo ha dimostrato ampiamente, si è sempre risolta nel fatto che i panni, lungi dal lavarsi, si sono sporcati ancora di più.
Giovanni Panuccio
19 commenti:
Sono molto soddisfatta nel vedere che anche in Australia alla stessa maniera di quanto ha fatto negli Stati Uniti, il Santo Padre Benedetto XVI, abbia affermato con molta chiarezza la condanna ai preti pedofili, chiedendo scusa alle vittime e alle sue famiglie.Speriamo però, che si passi dalle parole ai fatti, e di finirla con il detto che i panni sporchi si lavano in famiglia, perché un sacerdote che si sporca di un peccato così grave, non può rimanere sacerdote.
Condivido ciò che hai espresso, perchè chi scandalizza il gregge non può rimanere pastore. Un tempo si diceva che molti vestivano l'abito talare non per fede, ma per comodità, oggi non si capisce perchè queste persone scelgono di entrare a far parte della chiesa.
Non c'è giustificazione che tenga.
Giusto Costantino,non c'è giustificazione che tenga.
Io ritengo che l’abuso sessuale su un bambino indifeso, sia il crimine più odioso e disgustoso, specialmente se il carnefice è un prete.Per quanto riguarda lo scandalo dei preti pedofili, quello che m’indigna di più, non è il numero di casi, perché già un solo è grave, ma il voler tenere tutto nascosto da parte delle autorità ecclesiastiche, infatti, se un prete pedofilo è scoperto non lascia mai il sacerdozio n’è sospeso, a differenza dei preti che hanno avuto delle relazioni con delle donne, ma è trasferito per non dare scandalo.
Mi chiedo, perché alcuni preti diventano pedofili?
Lo so, la pedofilia è un fenomeno molto complesso, molti pensano che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, perché il prete non potrebbe ripiegare sull’eterosessualità adulta?
Io credo, invece che la pedofilia non può essere interpretata come una semplice repressione o un disturbo sessuale, vanno esaminati anche altri aspetti, come il desiderio di potere, di possesso e di controllo del pedofilo che ha sulle sue vittime, non a caso il pedofilo fa leva sulla sua forza d’adulto e le vittime sono tutti bambini inermi sotto ai 13 anni, e qui che sorgono tutti i miei dubbi, perché i preti pedofili? Gesù condannava i pedofili.
Una cosa è certa il pedofilo, sia esso prete o no, è persona con gravi problemi, e va curato e studiato affinché si possa prevenire il dilagarsi di questi orrendi fenomeni.
Secondo me la Chiesa deve essere meno omertosa e più dura verso i preti accusati di pedofilia, deve scomunicare e sospendere.
Lo so, sono molto dura, ma la pedofilia mi fa rivoltare lo stomaco. Ti saluto
Sottoscrivo in pieno, Lucrezia. Tu scrivi: la Chiesa "deve scomunicare e sospendere...". Io aggiungo: ...e spingere le vittime a rivolgersi all'autorità giudiziaria anziché, come ha fatto in passato, far giurare le vittime stesse sulla Sacra Bibbia che non ne avrebbero parlato con altri che non fosse il vescovo. Se la Chiesa avesse adottato prima la linea che si ricava dalle parole statunitensi e australiane di Ratzinger (ma, prima ancora, direi dalle sue riflessioni per la Via Crucis del 2005, l'ultima con Wojtyla ancora in vita) probabilmente il fenomeno non avrebbe raggiunto le dimensioni di uno scandalo planetario.
Come sbagliano in maniera tragica e imperdonabile le famiglie di donne vittime di violenza sessuale che spingono la propria congiunta a non spargere denuncia, così sbagliano quegli uomini di Chiesa che fanno scendere la cappa del silenzio e della solitudine sulle vittime o, peggio, lasciano i responsabili liberi di muoversi o addirittura di prendere servizio in posti dove non sono ancora conosciuti (e quindi dove nessuno sospetta della loro indole iniqua), rendendosi complici di nuovi orrendi misfatti. Pare che il vento sia cambiato. Speriamo per sempre. E non solo per quanto riguarda questo tema che rimane, comunque, il crimine numero uno...
Giovanni Panuccio
C'è da dire che molte volte sono stati mantati casi ad arte per spillare soldi. Molte volte queste persone sono persone insospettabili, come padri di famiglia ecc. a loro volta vittime di abusi. Il problema non è semplice d'affrontare, nel caso di sacerdoti la cosa diventa più gravoso perchè, nei sacerdoti siamo abituati a vedere chi ti sostiene, aiuta ecc. Ma purtroppo la Chiesa molte volte rispecchia i problemi della società. Alcuni vescovi hanno avuto il torto di nascondere, ma altri vescovi hanno risanato stanno cercando Sanare le ferite causate da "spazzatura". Che Dio li Possa Perdonare, e che il Papa continui su questa strada.
Dopo il mio commento di ieri, è giusto che io chiarisca, che non si deve fare di tutta un'erba un fascio e che ci sono preti veramente preti e questi mi rasserenano molto. Per esperienza personale posso assicurarvi, esistono dei sacerdoti meravigliosi. Concordo pienamente con te Giovanni, la Chiesa non deve imporre il segreto su questi orribili crimini, per prima cosa quando prende coscienza di queste nefandezze, deve aiutare le vittime a sporgere denuncia e non a tacere per paura di scandali, ed assicurare i colpevoli alla giustizia penale, perché questa faccia il suo corso.Le sole scuse alle vittime non bastano.
Grande Barbara che fine hai fatto? è una vita che non ti sento.
A Sydney si è svolta, la Giornata Mondiale della Gioventù, te n’eri accorta?
Questo è uno di quei periodi in cui preferisco stare in silenzio.. magari sto solo sonnecchiando.. chissà...
un giorno si riaccenderà il fuoco che mi faceva ballare "laurenzia" creandomi problemi motori per tanti tanti giorni, no?.. speriamo!
un abbraccio a tutti!
Ad ogni modo, Barbara, adesso sappiamo, grazie a Lucrezia, che non hai smesso di seguire Scillachiese. Buon segno!
Hai parlato di sonno.......Nooooooooooo.....pure tu?!!!!!!!!!!
COPIO E INCOLLO QUI PER INTERO LA LETTERA INVIATA A PADRE RANIERO CANTALAMESSA
Lettera aperta al predicatore del papa
Caro predicatore del Papa,
tu predichi la quaresima al papa, ma chi la predica a te? Non credi che spetta di diritto a noi, le vittime dei preti pedofili (oltre 11.000 solo negli USA), perché ci hanno definiti “invisibili”, come gli angeli? O, se vuoi, ai martiri, perché quelle mani consacrate, che hanno profanato il nostro corpo, ci hanno ucciso anche l’anima. E pensare che perfino gli atei romani erano arrivati a dire: “Maxima debetur puero reverentia”!
Quando predichi non girare attorno a te stesso per spiegare e tra-spiegare quel Cristo che si spiega solo vivendoLo. E’ per questo che vedi i peccati degli altri e non quelli di santa madre-chiesa? Non possiamo tacere, griderebbero le pietre: e se “in capite” ci fosse veleno? Con quale autorevolezza può insegnare una chiesa, che assiste alla strage degli innocenti senza gridare in casa propria: “Chi scandalizza un bambino sarebbe meglio per lui mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel mare”? Negli USA le vittime l’hanno scritto su un monumento dedicato a se stesse, piazzando una macina da mulino davanti all’episcopio di Davenport. Che lezione! Perché non ne mettiamo una nella piazza San Pietro? Tutto il mondo applaudirà quel papa che avrà questo santo coraggio.
“Sepolcri imbiancati, razza di vipere”, il Cristo non lo urla agli atei, alle prostitute, alle copie di fatto, ai divorziati, ma ai sacerdoti del suo tempo. Chi mai, oggi, osa gridarlo ai nuovi “padroni del tempio”? Siamo stufi di chiacchiere, specie se sanno d’incenso. La quaresima non può essere ridotta a uno sterile esercizio di belle devozioni, perché è il luogo di opere di giustizia, cioè di riparazione delle ingiustizie anche nei nostri confronti. Quindi:
1- né esecutori materiali né mandanti né complici, nessuno resti impunito. Non si tratta di “errori”, ma di “crimini”. Se alcuni Vescovi sono colpevoli, per quale privilegio non devono pagare?
2- La tolleranza zero comincia dall’alto. Non si può premiare i complici per aver nascosto e smistato “le mele marce”, amplificando il disastro. Il card. Bernard Law, promosso arciprete della basilica di S. Maria Maggiore, pontifica (si dice che i comunicandi, quando si trovano davanti a lui si spostano nell’altra fila) e gode del privilegio dell’immunità. Per noi, ogni notte, il privilegio dell’incubo che qualcuno si infili nel nostro letto. I prelati colpevoli di omissione in atti d’ufficio siano giudicati, scontino la pena, facciano penitenza per il resto della loro vita.
3- Opera di giustizia è consegnare i latitanti alla polizia e rimpatriare i fuggitivi dai paesi d’origine alla vigilia del processo (almeno 200 dagli USA). Chi li nasconde sottocoperta nella “barca di Pietro”? Secondo il codice penale è reato di complicità.
4- Perché non hai il coraggio di dire al papa, che il card. Ratzinger ha sbagliato quando dettava ai vescovi le “istruzioni per l’uso” della pedofilia clericale? Può un papa starsene assiso sul trono di Pietro, cioè sul mucchio dei bambini macellati e farsi chiamare “padre di tutti”? Non sarebbe meglio buttare via le insegne pagane, vestirsi di sacco, coprirsi la testa di cenere, convocare dodici vittime e lavargli i piedi, urbi et orbi?
5- La Conferenza Episcopale Americana solo nel 2006 emana le “Norme essenziali” per gestire “la cosa”. Se oggi si riconosce che i delinquenti vanno consegnati alla polizia, vuol dire che ieri, coprendoli, si è sbagliato. Quale penitenza ci si propone di fare?
6- Chiudete tutti i seminari, per carità!, é contro natura crescere un ragazzo senza la mamma e la famiglia, che voi tanto predicate a parole. Se è così essenziale, non è una violenza educare in un ambiente di soli maschi? Se i trasgressori avessero avuto una formazione “normale”, avreste la consolazione di dire: “Non è colpa nostra se, ecc.”. Invece vi confortate con giustificazioni speciose, distinguendo tra pedofilia ed efebofilia o allegando: “Dopotutto la pedofilia si consuma soprattutto tra le mura domestiche…”. Ma chi commette di questi crimini non ha fatto professione di castità, non ha dichiarato al mondo di “agire in persona Christi”. Di grazia, il prete è “configurato a Cristo” anche quando consuma il suo delitto? Nessuna tolleranza zero toglierà di mezzo “le mele marce”, perché il marcio prima di stare nei frutti bacati, negli effetti, sta ma nella causa, l’apartheid del seminario. Il direttore spirituale non sostituisce la mamma; le pratiche di pietà non suppliscono le emozioni né controllano le pulsioni; ascetismo e misticismo non sostituiscono quella “dolce metà”, che completa “l’altra metà”. Ricordi s. Tommaso? “Gratia naturam non destruit”. Perfino l’ONU condanna ogni forma di reclutamento e di segregazione dei minori dalla famiglia (cf Convention on the Rights of the Child, U.N. General Assembly, Document A/RES/44/25, 12.12.1989). I primi cristiani ci hanno lasciato in eredità un’esperienza insuperabile: i presbiteri erano coltivati nel popolo, dal popolo. Solo persone mature, anziane, di provata esperienza possono presiedere la comunità.
7- La causa ultima della pedofilia (agli esperti pronunciarsi su possibili fattori genetici e socio-culturali) non sta anche in una visione distorta del piacere sessuale? Nelle facoltà teologiche sarebbe doveroso approfondire dei testi come quello di C. Jacobelli, Risus pascalis, Il fondamento teologico del piacere sessuale. Fino a quando non avremo una cultura positiva della corporeità; fino a quando non impareremo dai laici, che la gestione del regno del corpo umano appartiene al loro sacerdozio, non potremo mai cambiare rotta. A loro, non a voi, spetta di dettar legge sulla famiglia.
8- Prima di cercare la pagliuzza nell’occhio del fratello (gay, divorziato, ecc.), togliamo la trave dal nostro. Come riparate il male che voi avete occasionato, se non provocato? E la condizione di tutto è la trasparenza. Perfino i senza Dio hanno fatto la loro glasnost! Perché nascondete i numeri (=la realtà) dei preti e delle suore costretti/e a lasciare, occultate i loro figli, le suore abusate, le donne tradite, le novizie importate dal sud del mondo? Riparare vuol dire restituire agli umiliati e offesi la dignità di persone e non costringerli all’anonimato, a farsi “invisibili” per non dare scandalo. Il loro annientamento è il vero scandalo. Il figlio del prete ha diritto di avere un padre; il figlio della suora non sia abortito; il prete che si innamora si sposi. Non è un delitto. Legiferate che non potete fare quello che volete delle offerte, dell’8 per mille, degli immobili e dei capitali, perché “i figli” devono mangiare prima dei “padri/madri”.
Anche noi piangiamo sulla Chiesa. Papa Ratzinger non fa altro che “parlare” di amore, ma lascia in ombra il suo presupposto: la giustizia, che è il suo piedestallo. In campo civile, trattandosi di delitti, bisogna applicare la giustizia. Se rompo la gamba a uno non posso aggiustargliela con una preghierina, con la carità, ma per giustizia devo risarcire i danni. Non si può obliterare la giustizia in nome dell’amore. Sarebbe come dire: noi cristiani, siamo passati al piano superiore, quello inferiore della giustizia non ci riguarda. Senza giustizia non c’è neanche l’uomo come fai a fare il cristiano? La giustizia umana è imperfetta, certo, ma guai se non ci fosse almeno quella nel serraglio della storia. Gesù propone la “sua” legge, la carità, il perdono, nell’intimo della coscienza, non in piazza, cioè nella gestione della convivenza civile. Al giudizio l’esame è in umanità, non in cristianità. Ci verrà chiesto come abbiamo trattato l’uomo nei suoi bisogni primari. Se trovi uno senza scarpe e tu ne hai due paia; per giustizia uno spetta a te, l’altro a lui. Se arrivano due senza scarpe, per amore le dai a loro e tu resti senza. Se non c’è questa cultura, si capovolgono le cose, come ha fatto l’arcivescovo di Agrigento, contro-denunciando la vittima di don Puleo. E’ il replay della famosa favola del lupo, che beve a monte, e dice all’agnello: “Perché mi sporchi l’acqua?”. Ma mons. Ferraro è ancora là, nel suo regno, a pontificare.
Don Zeno, un vero profeta, diceva: una civiltà si giudica da come tratta la sessualità. Aveva immerso mani e cuore nelle vittime di tante aberrazioni. Noi cristiani, diceva, non chiamiamo il figlio della ragazza madre: "figlio del peccato" come se l’avesse generato il diavolo? Agli orfani abbiamo dato l’istituto non la paternità/maternità, perché non abbiamo messo a frutto la fede, che fa fare le cose impossibili all’uomo (superare i vincoli del sangue). Scriveva al papa di essere un "segugio di Dio. Io conosco il tanfo di satana. E in Vaticano ce n’è parecchio…". Perché la vostra dottrina e la vostra prassi sono funzionali ad un sistema di ingiustizia.
Come possiamo pretendere, da chi non ha vissuto il Calvario nella propria carne, che provi quello che proviamo noi? Tra noi e te c’è il guado delle nostre lacrime e del nostro sangue. E’ questo il battesimo di cui tutti abbiamo bisogno. Visto che sei prossimo alla pensione, perché non vai a stare con gli ultimi per vedere quali quaresimali ti suggerisce la nostra vita di croce? Coraggio, alcuni sono andati a passare la vecchiaia nelle baraccopoli. Noi, con tutte le vittime dell’ingiustizia, ti faremo vedere che il nostro corpo è un ostensorio esposto 24 ore su 24 con le stesse stigmate di Cristo.
Ti aspettiamo a cuore e braccia aperti.
p. fausto marinetti
PS. La lettera é stata inviata al destinatario con richiesta di replica. Fino ad ora, nessuna risposta.
Giovedì, 15 marzo 2007
Con tutto il rispetto per padre Marinetti, io ritengo che le cose siano molto meno complicate. E cioè che non sia necessario fare indagini "a monte", "a priori", "alla radice"... Ma - molto più semplicemente - accettare il principio per cui "CHI SBAGLIA, PAGA". Punto e basta. Non ritengo utile contestare alla radice tutta la dottrina della Chiesa né attribuire ad Essa i peccati e gli errori di singoli - anche se molti - suoi uomini. Anch'io ritengo che un ambiente monosessuale sia quanto di meno educativo possa esistere per un adolescente e penso che sia stata una cosa francamente assurda che molte scuole pubbliche italiane abbiano archiviato la ridicola prassi delle classi di sole femmine o soli maschi solo alla fine degli anni '70 del XX secolo. Ma, ripeto, ai fini che qui c'interessano, è perfettamente inutile - anzi: controproducente - rinfacciare alla Chiesa tutti i capisaldi della sua tradizione. Che alcuni siano discutibili può anche essere accettato. Ma attaccare così frontalmente la Chiesa non può portare ad altro che la stessa si chiuda a riccio ancor di più. Quello che dobbiamo fare, secondo me, è invitare amorevolmente i responsabili del comando (dovrei dire "servizio", ma in certi momenti tendo a rifiutare certi veli ipocriti!) della nostra Santa Madre - a tutti i livelli - a rifiutare l'illusione che coprendo certi fatti si contribuisce a salvaguardare il prestigio e l'autorevolezza del cattolicesimo. Perché l'effetto è esattamente il contrario. Bisogna che la Chiesa si convinca che il consacrato non appartiene ad un genere diverso da quello umano e che deve essere posto di fronte alle sue responsabilità anche di fronte alla giustizia degli uomini. Vale per gli assassini dell'infanzia. Così come per taluni preti e vescovi (ce ne sono stati e ce ne sono) che si trovano "con le mani in pasta" in vari scandali di natura finanziaria. Riusciremo in questa missione? Guai a porre dei limiti alla Provvidenza!
Giovanni Panuccio
Con questo che scrivo non voglio giustificare la chiesa nelle sue scelte, tanto meno chi ha compiuto questi atroci delitti contro i minori, In passato avevo letto questa lettera aperta e giustifico i toni dello scrittore perché capisco la sua sofferenza. Credo, come dicevo in altro commento, che la chiesa come tutto il resto della società odierno, debba affrontare problemi enormi tra cui questi degli abusi.
Se ci soffermiamo un po’, a riflettere su alcune n.s. scelte, col senno di poi ci rendiamo conto che avvolte non rispecchiano né il nostro credo ne la n.s. vita. L’uomo fin dalla sua nascita si affida, prima ai genitori, poi amici, educatori, compagni di vita, molte volte questi tradiscono la fiducia o l’amore che si ripone, eppure questi affetti o esperienze avvengono in situazioni normali “etero sessuali” quindi il problema non è la consuetudine o tradizione della Chiesa. . Il problema non è la Chiesa come istituzione, che in alcune situazioni ha sbagliato nelle restrizioni adottate, credo di si. Il vescovado dove sorge il monumento se non sbaglio è stato venduto per risarcire le vittime, cosa che mi lascia un po’ perplesso, i soldi non sanano le ferite, ci sono casi montati ad arte per spillare soldi, anche in Italia. Purtroppo chi ha questo problema non è facilmente individuabile, sono anche genitore, fratello nonno. Oggi "insospettabili", viaggiano in lungo ed in largo per l’Asia o per l’Africa o ancora in America Latina per provare esperienze nuove, per poi tornare a casa e rivestire i panni di “persona stimata”, ma con questo non possiamo affermare che la famiglia, la scuola, o l’associazionismo, sono tutte da rivedere. Il problema non sta nella Chiesa o nella sua tradizione, oggi per quanto ne so io, si entra in seminario già maggiorenni, quindi già formati. Purtroppo questa "spazzatura" molto ambigua, si traveste bene, anche nei panni di sacerdote, sporcando il corpo di Cristo, con azione indegne, infamanti, dolorose. Prego affinchè la chiesa adotti controlli più restrittivi, non solo per scovare questi carnefici, ma anche tante altre persone che vestono l’abito per scopi personali. Prego Cristo di perdonarci e spero mandi nella sua chiesa sia santi sacerdoti che santi fedeli, perché in ogni modo è sempre facile giudicare.
Vorrei precisare che non ho parlato di "omosessualità" contrapposta ad "eterosessualità", ma solo di "ambiente monosessuale" (composto, cioè, di soli maschi o sole femmine) contrapposto ad ambienti - che io reputo "sani", soprattutto in età formativa - nei quali vi sia compresenza di persone di entrambi i sessi, sia tra gli educatori sia tra gli educandi.
Quanto al fatto che esistano - oltre ai preti - persone ufficialmente "rispettabili" che possiedono quest'indole malvagia e pongono in essere i comportamenti conseguenti, non capisco proprio da chi sia stato negato.
Il problema, infatti, non è giudicare l'intero ambiente dal quale proviene il delinquente, ma scoprire e punire il delinquente medesimo DA QUALUNQUE AMBIENTE PROVENGA. Io non chiedo trattamenti speciali e più vessatori nei confronti dei preti che violano la legge, ma semplicemente che gli stessi vengano perseguiti e puniti ESATTAMENTE COME TUTTI GLI ALTRI CITTADINI e che i colleghi e i superiori degli stessi non si facciano loro complici coprendoli o proteggendoli.
Quanto al fatto che taluni scandali siano stati artefatti, è presto detto: siamo di fronte ai reati di truffa e falsa testimonianza, da perseguire anch'essi giudiziariamente esattamente come tutti gli altri.
Ma per quelli che artefatti non sono e non sono stati, il risarcimento economico - ottenuto, se necessario, anche a seguito della vendita del vescovado - è davvero il minimo che si possa fare.
Giovanni non ho risposto a te, ma a chi ha scritto la "lettera aperta" riportata da Luchy. Già avevo letto quella lettera ed avevo risposto, nel blog, o sito, ora non ricordo, perchè e passato tanto tempo. Infatti, condivido, che chi si macchia di queste "delitti" sia punito, senza sconti o sotterfugi, ancor più se egli è prete o consacrato, perchè ai miei occhi la sua colpa e ancor più grave.
Ma molte volte vedo (non è il tuo caso) che si semplifica addossando la colpa a tutta la chiesa, se questi è sacerdote, famiglia se questi è un uomo (normale). Io non credo che le colpe dei padri cadono sui figli e viceversa. Purtroppo in alcuni ambienti, ieri come oggi, ogni appiglio e buono per poter screditare o infangare, la chiesa nella sua totalità, il dolore di chi ha subito una tragedia del genere, non può essere strumentalizzato, come molte volte avviene. Io parto sempre dalla mia piccola esperienza, che pur essendo piccola in parte rispecchia l’esperienza di molti. Nella chiesa ho incontrato persone che in essa hanno visto un’opportunità, per diventare qualcuno, soddisfare le proprie ambizioni è questa è la “spazzatura” ma ho incontrato, anche tante brave persone che agiscono nel silenzio, affrontano mille difficoltà per regalare un sorriso e poter diventare "strumento" di Dio, ma questo non fa notizia.
Ciao Giovi è sempre un piacere discutere con tè sempre.
Ciao Kostas
Il piacere è tutto mio :-)
Vorrei sottolineare che le inclinazioni dei pedofili creino dei veri e propri crimini, non dei peccatucci veniali. Se non altro, da chi si proclama rivelatore di verità divine ,difensore della dignità e dei diritti della persona umana e si appella alla giustizia, sempre pronti a condannare tutto e tutti, ci si aspetti un atteggiamento più coerente.
Quest’individui come possono agire in “persona Cristi” e per grazia essere configurati a Lui? Gesù ai pedofili si rivolge così: "Chi scandalizza un bambino sarebbe meglio per lui mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel mare", e "Chiunque fa del male ad un bambino è come se lo avesse fatto a me".O forse il clero n'è esonerato?
Il Papa nel messaggio “PER LA CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2007” afferma: il dovere del rispetto per la dignità d’ogni essere umano, nella cui natura si rispecchia l'immagine del Creatore, comporta come conseguenza che della persona non si possa disporre a piacimento. Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico, economico, non può avvalersene per violare i diritti degli altri meno fortunati. È, infatti, sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace. Consapevole di ciò, la Chiesa si fa paladina dei diritti fondamentali di ogni persona.
Caro Costantino, nessuno parla di colpe, ma di grosse responsabilità della Chiesa (Essa stessa si erge a paladina), responsabilità significa consapevolezza di dover rispondere degli effetti d’azioni proprie o altrui, ottenuta questa consapevolezza si deve trasformare in relazione, tramite e accoglienza dell’altro e propria responsabilità nei suoi confronti.
Perdonatemi, sarò ripetitiva, ma la pedofilia e specialmente quella clericale, mi fa rivoltare lo stomaco.
Dimenticavo! Il 2008 si è aperto con l’indizione di una giornata di preghiera e d’adorazione eucaristica per le vittime di pedofilia, ma nella nostra parrocchia "silenzio stampa". Ogni giovedì sera, invece si svolge una preghiera sulla santificazione dei preti,bene, ottima iniziativa, è giusto che tutti i sacerdoti siano aiutati spiritualmente, per continuare a vivere la propria vocazione e missione nel mondo.Nei vari annunci però, forse mi sarà sfuggito, ma non ho mai sentito che si pregava anche per le vittime di pedofilia e degli abusi commessi dai sacerdoti.Qualcuno ha notizie più attendibili?Io non ho mai partecipato e può essere che mi sbaglio.
Cara Lucrezia, chi si trova in queste situazione di certo e combattuto su quale sia l'azione migliore da adottare, perchè comunque è sempre criticabile. Forse non mi sono fatto capire bene, io condivido tutta la vostra asprezza e "volta stomaco", non credo ci debbano essere scuse per crimini di questo genere. Per quanto riguarda, l'agire in "Persona Cristi" del sacerdote, non credo avviene quando questi, commette così gravi ed atroci peccati.
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