Il papà dei mutilatini (bambini mutilati dalle mine antiuomo) , don Carlo Gnocchi, presto sarà beato. Il 17 gennaio 2009 ,il Papa Benedetto XVI, ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo ad un miracolo a lui attribuito, un passo decisivo verso la gloria degli altari di Don Carlo Gnocchi. Secondo le autorità vaticane competenti, per sua intercessione sarebbe stato salvato nel 1979 Sperandio Aldeni, un elettricista rimasto folgorato che ne invocò il nome.
La missione di Don Gnocchi, fu quella di aiutare il prossimo e, in particolare, i bambini orfani e vittime innocenti della guerra. Le iniziative di carità competente e coraggiose, fanno di lui un precursore nel campo della cura dei disabili, infatti, è famoso per essere stato il fondatore dell’opera “Pro Juventute”, che oggi porta il suo nome, e conta ventinove centri di riabilitazione e recupero in nove regioni e assiste 3500 persone ogni giorno.
Chi era Don Gnocchi?
Carlo Gnocchi nasce a San Colombano al Lambro, vicino a Lodi, il 25 ottobre 1902 dal padre Enrico, marmista, e da mamma Clementina, sarta. Rimasto orfano a cinque anni si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli, Mario ed Andrea, che di lì a poco moriranno di tubercolosi. A 22 è ordinato sacerdote. Nel 1940, con l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, si arruola volontariamente come cappellano militare del Battaglione degli Alpini ‘Val Tagliamento’, partecipando alla campagna di Grecia.Terminata la guerra nei Balcani,dopo un breve intervallo a Milano,nel 1942 parte per la Russia come cappellano degli Alpini della Divisione Tridentina; la disastrosa ritirata del gennaio 1943, che vide la morte di numerosi soldati, lo porta ad una profonda crisi spirituale. Il male che sperimenta gli provoca dubbi e domande sulla bontà di Dio. Nel buio si affida al Signore della storia imparando a capire il valore salvifico della sofferenza degli innocenti. E’ in quel periodo che matura in lui il desiderio di assistere gli orfani dei suoi alpini, i mutilatini di guerra, vittime dei bombardamenti e degli ordigni bellici scoppiati fra le loro mani e dei disabili di ogni genere. Decorato con medaglia d’argento al valor militare, negli anni 1944-45 partecipa alla Resistenza subendo anche il carcere. Nel 1947 fonda l’Istituzione ‘Pro infantia mutilata che nel 1953 cambia denominazione in ‘Fondazione Pro Juventute’. Don Carlo Gnocchi è stato il “Don Bosco” di Milano. Alla sua morte prematura, avvenuta il 28 febbraio 1956, volle che le sue cornee venissero espiantate per donarle a due ragazzi non vedenti che riacquistarono la vista, Silvio Colagrande e Amabile Battistello, quando in Italia ancora non c’era una legge sul trapianto, varata, anche per merito suo, dopo poche settimane. Il 1° marzo l’arcivescovo Montini – poi Papa Paolo VI – celebra i funerali di Don Carlo, che furono grandiosi per partecipazione e commozione, centomila le persone a gremire il Duomo di Milano, presenti i mutilatini in lacrime e gli alpini, tutta la piazza e l’intera città di Milano listata a lutto.Tutti i testimoni ricordano che correva per la cattedrale una parola d’ordine “Era un santo,è morto un santo”. Durante il rito, fu portato al microfono un bambino,che disse: “Prima ti dicevo: ciao Don Carlo. Adesso ti dico: ciao, san Carlo”. Ci fu un’ovazione.
Oggi questa affermazione ci porta a credere che sia legittima.
"In un mondo come il nostro, inaridito e agitato – diceva don Carlo Gnocchi - è necessario mettere olio d'amore sugli ingranaggi dei rapporti sociali e formare nuclei di pensiero e di resistenza morale per non essere travolti".
L’amore è, per sua natura, perpetuo ed esclusivo. «Tu solo, per sempre» è l’immutabile parola di quelli che si amano. L’amore che si limita, l’amore «episodico»... non è amore, è passione.
(Da: Educazione del cuore)
Lucrezia Laganà