Come è nato il blog "scillachiese"?

Questo blog nasce dalla fede e devozione che,
questo piccolo gruppo di ragazzi,
ha verso le proprie chiese
e ciò che rappresentano.

26 gennaio 2009

Il Giorno della Memoria

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le



leggi raziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati
Ricordare è molto importante perché la società moderna tende a dimenticare la storia, in special modo tende a dimenticare le distruzione e tragedie che comportano ideologie estreme, che incitano alla sopraffazione in nome di una supremazia inesistente.
Domani ricorre il giorno della memoria della “Shoah” lo sterminio sistematico del popolo ebraico.
Perché importante ricordare oggi a distanza di cinquanta anni un momento della storia così tragico, perché purtroppo ancora oggi accade, innumerevoli persone vengono perseguitati a causa del loro colore della pelle, per la loro fede, per l’appartenenza a quel determinato popolo.
Ricordare, studiare la storia è fondamentale, perché fa conoscere alle nuove generazioni quali pericoli corrono quando ignorano l’esperienza di chi li ha preceduti.
Molti oggi credono di poter coprire tragedie o dimenticare la “Shoah” che ha distrutto non solo il popolo ebraico ma ha distrutto la dignità del genere umano.
In questo giorno bisogna ricordare anche tutte quelle persone che hanno pagato con la loro vita la difesa di tanti perseguitati, queste uomini e donne sono state un esempio positivo per tutta l’umanità furono come sorgenti nel deserto, perché hanno rappresentato e rappresentano la speranza di un mondo migliore.





Costantino

4 commenti:

Giovanni ha detto...

A onor del vero non ci sarebbe nulla da commentare, qualsiasi parola potrebbe suonare superflua e forse offensiva nei confronti di chi ha subito una sorte così atroce, ma non parlarne significherebbe l'olocausto della memoria.
Mi sono ripromesso di seguire con maggiore attenzione il caso del vescovo negazionista appartenente alla comunità lefevriana, non so se potrà avere o meno un ruolo all'interno della Chiesa Cattolica, ma non sarebbe un grave danno mobilitarsi per riportarlo allo stato laicale.

Lucrezia ha detto...

Negare l'olocausto e, quindi i crimini del nazismo è un’offesa alla memoria delle vittime e a tutta l’infanzia negata nei lager. Negare l’olocausto, vuol dire, anche sminuire la portata di quel momento politico-storico, fondato su un’ideologia folle, nell’attribuire una colpa all’appartenenza ad una razza. Chi nega oggi l’olocausto non si limita solo a negare le vittime, utilizza il concetto per rafforzare ed incoraggiare ideologie razziste. Il razzismo è un reato e, quindi bisogna osteggiare e denunciare chi sostiene teorie negazioniste. Il ricordare è importante per insegnare ai giovani che di fronte all’odio e all’ingiustizia, non bisogna voltare la testa dall’altra parte.

Giovanni ha detto...

Per quanto posibile mi sono documentato sulla posizione del vescovo negazionista.
La revoca della scomunica serve solo per poter riprendere il dialogo interrotto dopo lo scisma. Conditio sine qua non per l'ammissione nella chiesa cattolica è l'accettazione del concilio Vaticano II con particolare riguardo alla" Nostra Aetate ", ovvero il documento conciliare che instaura ed incoraggia il dialogo con le altre confessioni. La nomina a vescovo rimane illeggittima, per cui potrà essere accolto come un credente qualsiasi,lo stesso vale per gli altri vescovi e per quei fedeli tradizionalisti che ne facciano richiesta , anche per loro, il reintegro è l'accettazione integrale del concilio Vaticano II, da essi finora non riconosciuto.
Capisco l'urgenza di ricomporre il gregge cristiano, ma a volte mi chiedo dove sia finita la proverbiale prudenza vaticana,ma quelli erano altri tempi, erano i tempi di Mons. Casaroli...tutta un'altra storia.

Kostas ha detto...

Il vescovo negazionista appartenente alla comunità lefevriana purtroppo fa parte della schiera di persone che sfruttano la loro visibilità derivante dalla posizione che occupano, per esporre idee personali che nulla hanno a che vedere col proprio compito, screditando così tante persone, e istituzioni che non condividono ne le idee, ne l'attegiamento. In più può rappresentare una pietra d'inciampo il dialogo della Fraternità S. Pio X con la Chiesa Cattolica.