Il termine pietà popolare indica le varie forme con cui si esprime la deviozione ai Santi. Papa Paolo VI in un suo discorso affermava : <<la pieta’ popolare manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere…. genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione…...A motivo di questi aspetti, noi la chiamiamo volentieri pietà popolare,cioè religione del popolo>> .
Il Direttorio pastorale e i documenti sinodali danno sulla pietà popolare delle linee guida che sono tuttora valide. In questi documenti si ribadisce che ci deve essere una certa armonia tra pietà polare e liturgia e che bisogna indirizzare le devozioni popolari verso la centralità dell’Eucarestia. Viene inoltre evidenziato che questi atti devozionali non devono trasformarsi in pietà falsa, in superstizione o in pratica magica. Tuttavia gli stessi documenti sinodali affermano che prima di giudicare, dobbiamo cercare di interpretare e di capire. Papa Giovanni Paolo II esortava a interpretare i significati della religiosità popolare <<in maniera non riduttiva, senza escludere e ignorarne il contesto genuinamente religioso. Si tratta di momenti di religiosa pienezza in cui l’uomo recupera un’identità perduta o frantumata, ritrovando le proprie radici. Svalutando la religiosità popolare si corre il rischio che i quartieri, i paesi,e i villaggi, diventino deserto senza storia, senza cultura, senza religione, senza linguaggio e senza identità, con conseguenze gravissime>>.
Queste parole del Papa trovano perfetto riscontro nella situazione che il nostro paese sta vivendo con la scelta pastorale di eliminare le nostre feste popolari? Nessuno si può permettere di cancellare la storia, la cultura e l’identità di un popolo soprattutto quando questi momenti di genuina fede non avevano nulla di superstizioso o di magico. Le nostre feste erano precedute da un triduo di preparazione con l’esposizione solenne del SS. Sacramento. Il Santo veniva posto come modello da imitare per arrivare a Cristo e non da idolatrare. A questo proposito vorrei riportare un’affermazione scaturita dal Concilio di Trento (3 Dicembre 1563): <<l’onore reso all’immagine sacra è diretta alla persona rappresentata>> e di questo il popolo di Scilla ne era e ne è ben consapevole.
Sappiamo benissimo che le statue sono di legno, come sappiamo pure che nell’ostia consacrata vi è la presenza reale di Gesù. Ma forse ciò a qualcuno è sfuggito e ha creduto che l’era cristiana in questo paese sia iniziata quattro anni fa e che quindi bisognava evangelizzare.
Il Direttorio pastorale e i documenti sinodali danno sulla pietà popolare delle linee guida che sono tuttora valide. In questi documenti si ribadisce che ci deve essere una certa armonia tra pietà polare e liturgia e che bisogna indirizzare le devozioni popolari verso la centralità dell’Eucarestia. Viene inoltre evidenziato che questi atti devozionali non devono trasformarsi in pietà falsa, in superstizione o in pratica magica. Tuttavia gli stessi documenti sinodali affermano che prima di giudicare, dobbiamo cercare di interpretare e di capire. Papa Giovanni Paolo II esortava a interpretare i significati della religiosità popolare <<in maniera non riduttiva, senza escludere e ignorarne il contesto genuinamente religioso. Si tratta di momenti di religiosa pienezza in cui l’uomo recupera un’identità perduta o frantumata, ritrovando le proprie radici. Svalutando la religiosità popolare si corre il rischio che i quartieri, i paesi,e i villaggi, diventino deserto senza storia, senza cultura, senza religione, senza linguaggio e senza identità, con conseguenze gravissime>>.
Queste parole del Papa trovano perfetto riscontro nella situazione che il nostro paese sta vivendo con la scelta pastorale di eliminare le nostre feste popolari? Nessuno si può permettere di cancellare la storia, la cultura e l’identità di un popolo soprattutto quando questi momenti di genuina fede non avevano nulla di superstizioso o di magico. Le nostre feste erano precedute da un triduo di preparazione con l’esposizione solenne del SS. Sacramento. Il Santo veniva posto come modello da imitare per arrivare a Cristo e non da idolatrare. A questo proposito vorrei riportare un’affermazione scaturita dal Concilio di Trento (3 Dicembre 1563): <<l’onore reso all’immagine sacra è diretta alla persona rappresentata>
Sappiamo benissimo che le statue sono di legno, come sappiamo pure che nell’ostia consacrata vi è la presenza reale di Gesù. Ma forse ciò a qualcuno è sfuggito e ha creduto che l’era cristiana in questo paese sia iniziata quattro anni fa e che quindi bisognava evangelizzare.
L’uso di immagini sacre è molto importante nell’ambito della pietà popolare perché aiutano i fedeli a porsi davanti ai misteri della fede.L’abitudine di baciare o toccare con la mano le statue, le reliquie sono modi semplici di manifestare esternamente il sentire del cuore e l’impegno di vivere cristianamente.
“La pietà popolare è un vero tesoro del popolo di Dio” - Giovanni Paolo II
Giuseppe Fontana
“La pietà popolare è un vero tesoro del popolo di Dio” - Giovanni Paolo II
Giuseppe Fontana
1 commento:
Caro Pino grazie per questo articolo, molto esauriente,era ciò che volevo sapere, infatti non ero a conoscenza su ciò che la chiesa pensasse a tal proposito.Le parole del Papa trovano davvero un riscontro fortissimo sulla nostra Scilla.La parrocchia era la nostra ancora di salvezzaoera èuna barca che fa acqua da tutte le parti e non possiamo affidare più i nostri figli.Il nostro paese sta vivendo un periodo di aridità mai visto,inostri ragazzi allontanatosi dalla parrocchia per vari e seri motivi essendo in età adolescenziale e quindi inconsapevoli dato il breve cammino che avevano percorso,hanno preso le vie più pericolose e noi stiamo a guardare aspettando la manna dal cielo.Un padre ama tutti i figli incondizionamente,e la sera non può andare a dormire se tuutti i figli non sono rientrati in casa.Questo lo dicono anche le sacre scritture,quindi un sacerdote a maggior ragione deve accogliere tutti,specialmente quelli che avevano bisogno di una correzione fraterna qualora ce ne fosse di bisogno,senza sbandierare dal sacreo altare le calunnie e le menzogne sulle persone.L'altare del sacrificio ora serve a condannare le persone,per umiliarle e renderle ridicole a gli occhi di tutti.leLe varie feste prettamente religiose non gli sono andate a genio forse perchè c'era troppo di religioso e poco di pagano.Sta cancellando o meglio sta cercando di cancellare la nostra storia, la nostra cultura e la nostra semplicissima e umile fede.Avra sulla coscenza intere generazioni scillesi che per colpa sua non consceranno l'amore grande di Gesù,non assaporeranno mai quel richiamo forte che ti faceva salire dal mare per vedere San Rocco uscire dalla cappelletta,non andare a mare quei pomeriggi dei giorni in cui c'erano le varie processioni perchè sentivi nell'aria la specialità di quel giorno.Vorrei scrivere tante atri miei pensieri ma ora non posso ,avrò modo in un altro momento di esternare la mia disapprovazione a tante altre cose che il nostro parroco sta facendo nella nostra parrocchia.
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